Bene. È cominciato un minicampionato con obiettivo la Champions subito, senza esami estivi di riparazione, e il Napoli è uscito dal fosso, ha interrotto la lunga linea grigia, ha tenuto a distanza il Milan minaccioso e ha ritrovato il suo bomber, il Matador delle grandi occasioni: Mazzarri – rischiando – gli ha affidato il rigore, e ha avuto ragione; forse tremando, Edi ha messo il pallone nel sacco, ha divorato il nemico dopo lungo digiuno e subito gli è tornato non solo il sorriso, le mani alte nel ringraziamento celeste, il dito in bocca per il pupo lontano (il gesto più bello e tenero fra i tanti modi un po’ sciocchi di esultare, se ben ricordo inventato dal Pupone giallorosso); ma ha anche ritrovato la confidenza con il proprio fisico, riapparso integro e potente, e con lo spirito allegro di sempre arricchito da uno spunto polemico indirizzato ai nemici dell’amore: e rieccolo capocannoniere, proprio davanti a El Shaarawyi e a Pazzini che d’ora in avanti minacceranno il Napoli proteso a cogliere il suo ultimo decisivo traguardo. Lo meritava, Cavani, uno dei protagonisti più sereni e corretti del campionato, il topplayer che ogni tifoso vorrebbe nella squadra del cuore. Mi sembra giusto precisare, tuttavia, che il Napoli gli deve qualcosa di più che solidarietà, baci e abbracci; gli deve collaborazione totale affinchè non succeda – come stava per accadere – che i suoi sforzi e i suoi gol finiscano annullati dalla distrazioni difensive, da certi vuoti di gioco che continuano a denunciare la non perfetta condizione del gruppo rispetto al passato, quando l’Azzurra era un’armata potente, forse anche invincibile; ieri l’Atalanta – all’andata vittoriosa e rivelatrice di una pericolosa deconcentrazione – è stata sul punto di annullare la rinascita, di compromettere la resurrezione attesa con pazienza dal popolo fedele. È importante che il gol della vittoria l’abbia segnato Pandev mentre stava per essere sommerso dalla critiche; è stata la risposta orgogliosa al gol di Denis che rinfocolava velenose nostalgie legate al suo sfortunato intermezzo napoletano (io, ad esempio, non l’avrei mai ceduto) e alla ormai irrecuperabile assenza di Pierpaolo Marino, l’uomo-chiave della ricostruzione. Il gioco non è ancora rassicurante, proprio come quello del Milan, che a sua volta procede spedito grazie al pronto soccorritore Balotelli, il più disinvolto creatore di gol bellissimi e pesanti – siano frutto di rigori o di slanci rapaci, come ieri – o di qualche sfacciato aiutino. Ho preparato una tabellina per i prossimi nove incontri, fra i quali il forse decisivo Milan-Napoli del 14 aprile, e alla fine, pur non essendo generoso nei pronostici, gli azzurri restano d’un punto avanti ai rossoneri: un equilibrio che, se mantenuto, assicura uno splendido finale di stagione. Almeno per consolarsi dell’addio alla Coppa Italia e all’Europa League e per digerire la disinvolta supremazia della Juve. A Bologna non m’’è piaciuto Conte, vero e proprio invasore, ma la sua squadra sì: un bell’esempio di lavoro e intelligenza che la Signora sta dando al calcio italiano e che presto sarà giudicato dall’Europa.
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