Fantastico. E dispettoso. Eccolo, il Matador, nel pieno della sua forza esplosiva, accompagnato dal rombo del San Paolo, pronto a farsi garante della Champions come se fosse la sua, mentre ormai l’accompagnano – insieme ai cori amorosi – i rimpianti della sua gente. Quasi a dirgli: come noi, caro Edy, non troverai più nessuno. È questo il margine che sento di dare alla presunta ineluttabilità del suo addio: Napoli è la sua città, la sua casa, il suo campo; al San Paolo ha costruito la sua immagine di goleador ardente e impietoso, come farà a ripetersi a Madrid, confuso fra una torma di galacticos, o a Manchester, dove hanno reso impossibile la vita al Balotelli dei miracoli, rovistando nei suoi sentimenti e nelle sue follìe? Via da Napoli – quando tuttavia se ne poteva giustificare la fuga – s’è perso anche Maradona, e ancora se ne duole. Non è un inno alla città pur ricca di contraddizioni, questo, ma soltanto un avviso al navigante che cerca avventura Un Cavani che vuol crescere e cimentarsi in altre e più prestigiose sfide e tuttavia fedele alla squadra che l’ha ricreato come se fosse il primo giorno: dopo qualche pausa dolorosa, rieccolo in grande forma nella realizzazione dei gol come nel supporto difensivo. A centotrenta secondi dal via ha segnato la rete che ha dato la carica agli azzurri, al 33’ ha pareggiato il gol di Alvarez – rigore su rigore – raggiungendo la favolosa quota cento, al quarto d’ora della ripresa ha liberato l’area da un’incursione pericolosa, al 65’ ha fallito d’un soffio la terza rete, realizzandola al 79’… Musica è, godetevela fino in fondo. Un Napoli così deve ispirare anche il suo creatore, deve far capire a Mazzarri che non c’è contrada che possa dargli le stesse soddisfazioni, Milano e Roma possono promettergli solo l’apertura di cantieri ricchi ma devastati, l’Inter è quella che s’è vista iersera, coraggiosa come il suo Strama, la Roma risponde ubbidiente ai richiami del paterno Maestro Andreazzoli, psicologo naturale, pronta a ridarsi al caos come nei giorni infelici di Zeman. Le considerazioni sentimentali lasciano posto all’analisi tecnica, tutto sommato semplice: in risposta al Milan che Balotelli ha riportato in quota, e alla Juve che sta ancora festeggiando lo scudetto conquistato con la forza della continuità pur essendo priva di un Matador, il Napoli ritrova i suoi automatismi con rari sbandamenti difensivi (i soliti, da curare al prossimo mercato), la carica grintosa del suo centrocampo, il ficcante sostegno offensivo di Zuniga, ieri felicemente abbinato a un Maggio non perfetto ma tornato in palla, e il coordinamento istintivo, quasi naturale degli attaccanti, perfettamente realizzato nel terzo gol azzurro con un Cavani-Pandev-Cavani (e in mezzo Hamsik a turbare Handanovic) che varrebbe da solo una notte magica ed è invece il segno di una supremazia totale. Fa rabbia al tifoso pensare che tanta esibizione possa trasformarsi in pubblicità autolesionista, in richiamo per sceicchi e satrapi pronti a portarsi via a forza di euromilioni il Matador e il suo pigmalione. È un peccato raccontare questa favola napoletana come se fosse sul punto di trovare un non lieto fine. Ma quel che conta, adesso, è il posto sicuro in Champions e il Napoli ha fatto un altro passo avanti. Quali saranno i protagonisti della prossima sfida europea? Non ho nomi, né si riesce a immaginarne al termine di una così bella e importante partita. Sul tecnico ho una pazza idea, anche se sono convinto che Mazzarri resterà. Sarebbe divertente arrivare a sfidare il nuovo Guardiola opponendogli il vecchio Heynkes…
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