Due risultati importanti, ieri, al di là della qualità del gioco e del risultato: la cinquina del Napoli al Pescara e la vittoria dell’Inter sul Palermo con autorete. E così nasce la sfida più significativa del prossimo turno, Inter-Napoli. Se dopo il 2-0 la squadra di Mazzarri non avesse mostrato d’esser sazia – era l’ora di pranzo – sarebbe stata una passeggiata fin troppo noiosa, un’impresa maramalda ai danni di una squadra smontata come un lego e mai rimontata, piena di buchi e di incastri approssimativi. Ma quel gol di Bjarnason e il quasi bis del coraggioso islandese son serviti paradossalmente al Napoli per darsi una mossa e una scossa, allontanando l’invereconda ipotesi di un pareggio e restituendogli immagini e sostanza dei tempi migliori. In serie A non si sputa su nessun risultato, e dunque evviva le doppiette di Cavani e Inler ma soprattutto chapeau davanti a quel piccolo grande capolavoro che hanno messo insieme Insigne e Hamsik, il suggeritore e il giocoliere che ha fatto un triplete volante col pallone prima di scodellarlo alle spalle di Perin (uno che se va avanti così, a incassar goleade, prima o poi si darà al ciclismo o si farà frate): che gol, ragazzi, che grande messaggio di gioia spedito da Marek al popolo napoletano; va isolato, visto e rivisto con quel po’ prima e quel po’ dopo per definirlo anche una forma di comunicazione “smart”, come si dice oggi: brillante e intelligente. Certo si dovrà dire di qualche distrazione difensiva stavolta attribuibile a sufficienza: già, i calciatori sono esseri umani e sul due a zero – ripeto – si son sentiti da una parte appagati, certo convinti di poter comunque portare a casa i tre punti; non parlerei, invece, di reparto difettoso, perché non solo Britos e Mesto hanno meritato la conferma ma si è avuto anche modo di apprezzare la bravura non sempre sottolineata di Cannavaro: andatevi a rivedere, per favore, quel passaggio perfetto di quaranta/cinquanta metri a Insigne; a dir certe virtù basta un pallone. Importantissimo, più tardi, anche il successo dell’Inter, risicato fin che si vuole, e fortunoso, e forse immeritato, anche se mi è parso che il Palermo non abbia costretto Handanovic a particolari imprese; hanno subito processato Stramaccioni, gli hanno tirato addosso il caso Snejider e messo in discussione tutta la squadra che dopo la vittoria sulla Juve era stata dipinta come una gioiosa macchina da guerra. Siccome conosco bene il calcio, dopo il 3-1 di Torino ho subito detto che sarebbe stato difficile, per Stramaccioni, gestire il clamoroso successo: e così è stato, con la sconfitta di Bergamo e Parma, con la partitaccia di Coppa; con il Palermo l’Inter doveva vincere, e ha vinto, ha preso una pillola (nero) azzurra che potrà funzionare come un viagra: e lo si vedrà domenica sera quando rientrerà anche Cassano, il maghetto che manca alla squadra resuscitata dai suoi piedi sapienti. Ha fatto bene Mazzarri a dirsi pronto al match-verità, dopo aver rivelato (era ora) di essere il primo sfidante della Juve. Il concetto è giusto, al campo l’ardua sentenza.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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