Non abuso di enfasi se dico che questa è l’Ora della Verità. La verità su Edinson Cavani. Se ne va, al Chelsea, al City o a Madrid, come tutti – cronisti ben informati e procuratori compresi – dicono da mesi, oppure sta per avverarsi il sogno del popolo del San Paolo che vorrebbe rivederlo in azzurro, agli ordini di quel Benitez che con il Matador si sentirebbe molto più sicuro? Dopo aver parlato con De Laurentiis, l’altro giorno, nella teleradiointervista più divertente dell’anno, mi son convinto anch’io dell’ineluttabile addio. Però…Però vorrei dire che la telenovela – molto simile per lunghezza, lentezza e noia all’antica “Ciranda de pedra” made in Brasil – è andata oltre la misura lecita e sta creando un vistoso danno al Napoli. E vi spiego perché. Se molti hanno criticato il tardivo annuncio di Mazzarri, spiegando che il Walter lento bloccava il mercato, il rinnovamento, il futuro, non si capisce perché non condannare il prolungato mistero sul destino di Edi che ancor più smaccatamente impedisce a De Laurentiis e Bigon di sostituirlo adeguatamente. Oggi viene il dubbio che si tratti solo di una manfrina messa in scena per qualche milione in più, una sorta d’asta fra satrapi e sceicchi che avrà comunque un lieto fine: per i suddetti e per chi incasserà quei sessantatrè milioni (pari a circa centotrenta miliardi di lire); e dunque niente paura: la ricerca dei sostituti continua con l’abile mossa – di De Laurentiis – di non farsi beccare sul mercato con quella cifrona in tasca che farebbe schizzare alle stelle il prezzo di Top, Big, e Flop Players. Tutti vogliono bene al Napoli, lo sentiamo dire ogni giorno, anche da Cavani, che un giorno si fa rappresentare dalla mamma («A Edi piace tanto la Spagna»), un giorno dal fratello («A Edi piace tanto Napoli»): manca solo la sua parola, fatto che indurrebbe a distinguerlo da un pacco in attesa di spedizione, restituendogli quel carattere, quel fascino, quella personalità dirompente che ci ha offerto per lungo tempo. Mi si dirà che non c’è fretta, che presto e bene non stanno insieme: eppure son certo che il tempo dei giochi più o meno occulti è scaduto. L’acquisto più significativo, per ora, risulta quello annunciato apertamente dal presidente: «Zuniga non si tocca». Con tutto il rispetto per il colombiano, è poco, troppo poco per una società che, datasi il signor Benitez, ha promesso grandi cose. E allora voglio dire a Don Aurelio, fecondo e facondo comunicatore, sei parole che appresi da un famoso giornalista degli anni Quaranta, Concetto Pettinato, un invito appassionato ma perentorio: «Se ci sei, batti un colpo ».
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro