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Italo Cucci: “Battiamoli come nel 2006!”

Germania-Italia è venduta dalla varie “Bild” teutoniche come una partita “drammatica”. La parola agli azzurri e il quadro assume un’altra dimensione. De Rossi si pre- senta, dunque sta bene, e dice: «È bello esserci, perché questa è la vera finale dell’Europeo». Così fu definita Ger- mania-Italia nel 2006, prima della partita di Dortmund, che vincemmo. De Rossi è pronto a scendere in campo, ha l’aria del guerriero deciso. Prandelli stupisce per la calma che infonde anche ai drammaturghi presenti: «Germania-Italia è una partita affascinante». Come dire – alla De Rossi – che anche lui è onorato di esserci. È mancato, alla conferenza stampa, un intervento che avrebbe tramutato la serenità in allegria: ci avrei visto, infatti, Alessandro Diamanti, ovvero Mister Leggerezza, quello che ha tirato il rigore decisivo all’Inghilterra con la disinvoltura e la fretta di uno che è atteso al bar dagli amici. Essendone un fervente ammiratore dai giorni del Livorno, mi piacerebbe vederlo in campo, stasera. Ma il destino della formazione azzurra è sulle ginocchia non di Giove ma del CT ancora protagonista della vigilia.
Cesare Prandelli è uomo di molte qualità. Stasera potremo – com’è già capitato – discuterne scelte tecniche e tattiche ma il suo lavoro si svolge nell’assoluto rispetto dello sport che rappresenta al massimo livello. Già: è risaputo che la Lega e altre strutture del calciomoney hanno ben poco a cuore le sorti della Nazionale, salvo presentarsi in pompa magna nelle tribunissime degli Europei; il campionato è troppo lungo (per troppe squadre) e spazi per l’Azzurra non se ne trovano, a volte neanche giocatori indispensabili (spariti il 10 classico e i centravanti di ruolo) per l’eccesso di stranieri: ma di tutto questo Prandelli parla ma senza far drammi. E la sua Nazionale è già arrivata in semifinale sbalordendo gli increduli e registrando ascolti televisivi che confermano come la Pocoamata (dai padroni del vapore) sia amatissima dal popolo. L’ultimo miracolo di Don Cesare lo abbiamo sott’occhio: è riuscito a trasformare Germania-Italia in una partita di calcio. Senza coinvolgere nel gioco lo spread e le altre merkelate d’occasione; senza accusare tremori post calcio scommesse, né invocando la fortuna che parrebbe amica della Nazionale quand’è preceduta da uno scandalo, né tantomeno affidandosi alla (felice) tradizione antitedesca. Non ha neanche protestato vigorosamente (come qualcuno voleva) per il vantaggio offerto dal calendario alla Germania con due giorni di riposo in più. Ha trattato tutto – Prandelli – come il famigerato Biscotto: «Non mi riguarda – ha precisato davanti a ogni assist/alibi offertogli – io non faccio polemiche, io penso a giocare».
Extra calcio ha non solo accettato ma probabilmente suggerito di scendere in campo con il lutto al braccio per onorare la memoria del carabiniere caduto in Afghanistan, perché anche la sua Italia che gioca a pallone è parte di questa Patria malandata.
Sul fronte de gioco, non credo che si faccia venire il mal di testa pensando alla formazione che Loew manderà in campo: la Germania è la squadra più potente del torneo, e lo dicono le vittorie e i gol, e anche la leggerezza con cui il tecnico ha esibito un sorprendente turnover contro la Grecia, tenendo in panchina Gomez, Muller e Podolsky. Il che ci ha permesso di ammirare la grande qualità di uomo/squadra di Ozil. Prandelli, al contrario, non solo è impedito a regalare “riposini” ai suoi ragazzi più affaticati ma ne ha addirittura recuperati tre che sembravano out per infortuni: De Rossi, Chiellini e Abate. Di riposo, semmai, si parla per Antonio Cassano, ammirato con pupo in braccio e ottima forma: penso che scenderà in campo con Balotelli, come sempre, in attesa degli eventi che potrebbero suggerire (o imporre) l’ingresso dei sub titolari, Di Natale, Nocerino, Diamanti e Giovinco. Il recupero dei difensori più stimati potrebbe – secondo i ben informati – indurre Prandelli a lasciare in panchina Balzaretti: non ci credo, il posto se l’è conquistato; vedrei piuttosto far la riserva Montolivo, ma lo dico a rischio errore, perché il CT sembra credere in lui quanto credeva in Thiago Motta. Misteri della tattica. (O come diceva Mastro Brera – non il solito Galeano – : “Calcio mistero senza fine bello”). Si ridiscute, nel frattempo, delle qualità di Pirlo (c’è chi lo scopre adesso, pensate un po’, e magari fra questi ci sono anche Allegri e Galliani) e del centrocampo/tienilapalla-tienilapalla caro al CT. Sarà. Preferirei una squadra che non sbagliasse trenta tiri in porta ma ne azzeccasse quanti bastano per vincere: dunque attivata in verticale, magari mettendo Di Natale vicino a Balotelli (i due, per chi non lo sapesse, sono amiconi e stanno sempre insieme). Per una Nazionale italianizzata, accorta e memore del contropiede, azzarderei il pronostico di Nereo Rocco: «Vinca il migliore? Speremo de no».

Fonte: Il Roma.net

La Redazione

M.V.

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