Da escluso a protagonista assoluto di Euro 2020 con l’Italia. La storia di Matteo Pessina è di quelle buone per film o libri, ma la propria carriera il centrocampista della Nazionale e dell’Atalanta la sta scrivendo sul campo: “Quando non giocavo in Serie C ho pensato di smettere – ha raccontato -. La mia famiglia è stata la mia fortuna, amo il calcio e voglio giocare a vita”.
Due reti in due partite, entrambe decisive prima per la vittoria contro il Galles (1-0) e poi ai supplementari da subentrato agli ottavi contro l’Austria (2-1). Matteo Pessina però ha anche rischiato di non giocarlo l’Europeo, richiamato dal ct Mancini dopo l’infortunio di Sensi. “Ero partito come ventisettesimo, non ci pensavo però più di tanto. Mi sono sentito parte di questo gruppo, sempre. Sono rimasto qui anche i primi giorni, il mister mi aveva chiesto la cortesia di restare e di vedere come andavano le cose. Poi si è infortunato Sensi e sono rientrato in lista. Mi sono sempre sentito parte del gruppo dalla prima convocazione, è la cosa bella di questo gruppo: Mancini ci fa sentire tutti importanti”.
Eppure in carriera le cose non sono sempre andate al meglio, ma la svolta è arrivata prima con Juric al Verona e adesso con Gasperini all’Atalanta: “La mia famiglia è stata la mia fortuna. Mi ritengo fortunato. Mi hanno tenuto coi piedi per terra, da quando ero bambino. Cerco di sentirli spesso, mi faccio dare consigli e i loro sono i più importanti. I momenti difficili ci sono stati: in C non giocavo, è stato difficile, ho anche pensato di smettere ma sono andato avanti perché amo giocare a calcio. E’ sempre venuto prima lo studio però del calcio e ho sempre visto la partita così: il premio dopo aver studiato e me lo sono portato avanti. E’ bellissimo viverlo non come un lavoro, il calcio, ma come una cosa di cui gioisco e che mi diverte. Credo che la cosa che il calciatore debba far solo quello sia abbattuta: siamo ragazzi intelligenti, siamo bravi ragazzi con altre passioni, altri hobby, con la mente aperta”.
Adesso l’Europeo da protagonista con il Belgio da affrontare ai quarti e la questione inginocchiamento, da uno dei pochi a farlo contro il Galles, che non deve distrarre: “Non ne avevamo parlato col Galles, ci hanno colto alla sprovvista. Ora la pensiamo tutti uguale ed è questo il nostro punto di vista. Riguardo al campo noi abbiamo sempre pensato di essere forti, mentre gli altri se ne stanno accorgendo ora. Non parliamo di finale tra di noi, ma crediamo in noi stessi”.
Il Belgio però è un avversario tosto: “Con l’Austria è stato difficile, poi però abbiamo saputo imporre il nostro gioco. Col Belgio sarà difficilissima, ancora di più: non tanto per la fisicità ma per la loro qualità, hanno giocatori fortissimi. Se vogliamo arrivare in fondo dobbiamo incontrare le più forti e ora ci sono solo le più forti. Quando vengo chiamato in causa cerco di farmi trovare pronto, ma ci sentiamo tutti titolari e coinvolti anche senza partire dal primo minuto”.
Sul campo sarà una sfida tra giocatori di qualità, ma potrebbero mancare De Bruyne e Hazard nel Belgio e Chiellini nell’Italia: “De Bruyne ha dimostrato di essere uno dei più forti al mondo – ha commentato Pessina -. Se non ci fosse sarebbe un vantaggio per noi, ma vorrei provare a fermarlo e poi continuare a segnare. Giorgio se rientrasse ci darebbe una grossa mano, sanno tutti quanto la sua presenza fisica e psicologica aiuti tutti anche se chi ha giocato ha fatto molto bene. Chiellini però può darci qualcosa in più”.
Se per molti versi la Nazionale ricorda l’Italia, sulla differenza tra gli Azzurri e le altre nazionali Pessina non ha dubbi: “Il gruppo fa la differenza. Ci sono molte similitudini in campo con il modo di giocare che ha la Dea, ma è il nostro gruppo ad avere qualcosa in più degli altri. A livello di singoli forse altre nazionali sono più forti, ma Mancini ha formato un grande gruppo”.
Fonte: Sport Mediaset
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