Correva l’anno 1982. Non serve squinternare gli annali della storia del calcio per rivivere l’ultima vittoria dell’Italia con il Brasile, il 3-2 di Paolo Rossi. Basta la memoria, peraltro ricca di decenni di pagine epiche, vittorie e sconfitte rimaste comunque nella storia. La nazionale azzurra riapre quel libro domani, con un’amichevole contro la Selecao che segna simbolicamente l’avvio della preparazione verso il Mondiale 2014: e sulla nuova pagina Cesare Prandelli vuole scrivere la parola «coraggio».
«Loro sono la nazionale più forte al mondo sul profilo strettamente tecnico – sostiene il ct azzurro, senza timore di far torto alla Spagna – Ma noi avremo ugualmente il coraggio di proporre i nostri giovani e le nostre idee: dobbiamo sdoganarci da una certa immagine, non è questione di catenaccio ma di rinnovamento. Noi ci crediamo». Su questa via, succede persino che l’Italia quattro volte campione e il Brasile “penta” si ritrovino di fronte rispettivamente da quinta e diciottesima nel ranking mondiale; e che per paradosso la Selecao di Scolari assuma i panni della nazionale “difensivista” mentre quella di Prandelli della rivoluzionaria d’attacco. Anche a parti invertite, il punto di contatto è evidente ben al di là dei tanti Mondiali vinti: gli azzurri in cerca della loro identità e i verdeoro in ansiosa caccia di certezze perdute verso il mondiale di casa. Comunque sia, il derby dei campioni promette gol ed emozioni, non fosse altro che per la storia.
Balotelli e Osvaldo coppia d’attacco: l’indicazione per l’Italia anti-Brasile è confermata dall’ultimo allenamento azzurro a Coverciano prima della partenza per Ginevra. Dopo il riscaldamento, il ct della nazionale Cesare Prandelli fa disputare una partitella in cui gli azzurri sono disposti secondo un 4-3-1-2 con il milanista e il romanista di punta. A centrocampo, De Rossi, Pirlo e Marchisio sono in linea con Giaccherini qualche metro più avanti. Linea difensiva composta da Maggio, Barzagli, Bonucci e De Sciglio. A riposo precauzionale per un risentimento muscolare il milanista Abbate.
«L’Italia-Brasile della mia memoria è quello dell’82 – è l’amarcord di Prandelli – C’erano tanti compagni Juve, aspettavo per il viaggio di nozze Tardelli che non tornava mai, e invece fu la vittoria della volontà e del gruppo. Mexico ’70 è la partita che ti svegli di notte da bambino, per vedere mostri sacri indimenticabili. Usa ’94 invece è il dolore dei rigori e la gioia di un sacrificio ripagato sotto la guida di Sacchi».
Eppure il fascino è intatto, pazienza se i telespettatori dovranno limitarsi alle promesse di Neymar («un ragazzino terribile, lo paragono ad El Shaarawy per tecnica, senso del gol e velocità negli spazi») e agli esperimenti azzurri. L’ampio numero di cambi a disposizione consentirà probabilmente di vedere anche Cerci in un altro tipo di tridente, col duo milanista Balotelli-El Shaarawy. «Osvaldo sta bene: per il resto, non faccio nomi per non dar vantaggi al Brasile: ma la nostra linea è questa, avere coraggio. Anche nel lanciare in campo dei giovani. Ci crediamo».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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