Il re e il suo piccolo principe. Italia-Argentina nel segno del Napoli, con Insigne e Higuain. È come un destino per la nazionale argentina. E se Diego Armando Maradona ha scritto la storia della Seleccion, a Gonzalo Higuain, il nuovo re della città partenopea, tocca il compito di prenderla per mano in assenza di Messi. Così come Insigne farà nella ripresa con l’Italia. E il Pipita incanta. Fa strano che succeda proprio qui all’Olimpico. Anche se è una gara amichevole, la gara dedicata a Papa Francesco, Italia-Argentina ha un fascino speciale. Soprattutto a Roma. E quando al 19′ del primo tempo, Higuain strega la disorientata difesa azzurra con un controllo preciso in area e un tiro di destro a cui Buffon non può opporsi, Napoli ha la conferma che il suo nuovo idolo indossa ancora una maglia dell’Argentina ed è proprio l’uomo giusto per sognare. Chissà se il Pontefice, telespettatore d’eccezione dalla sua residenza a Santa Marta, avrà gridato gol. E sorride due volte Napoli, quando vede in campo nella ripresa Lorenzo Insigne, il piccolo principe, inconfondibile con le scarpine arancioni. È felice, felicissima Napoli, quando ammira Lorenzo infilare Andujar con quel pallonetto dai venti metri che ha dentro tutto, personalità e talento e che riaccende le speranza dell’Italia. Un gol magistrale, alla seconda presenza tra i grandi, dopo tanta Under 21. Insigne e Higuain, che notte magica per il Napoli.
In Argentina ci sono poche immagini che anche i bambini conoscono a memoria. Una di queste fissa le lacrime del Pibe dopo aver perso la finale di Italia ’90. Il Pipita aveva tre anni quella notte: Maradona restò lì in piedi in mezzo all’Olimpico, non più mano di Dio ma piede sconfitto dalla Germania. E lui, il Diez più amato dai napoletani con un viso da uccidere che digrignava: «Hijos de p…», cantelinato come una nenia del disprezzo. Ieri sera i tifosi italiani hanno accolto «gli argentini» come fratelli: non hanno fischiato l’inno, hanno applaudito Higuain a ogni sua percussione e persino al momento del gol. Siglando, in nome del Pontefice, una pace virtuale con Maradona e l’Argentina. 23 anni dopo quel 29 giugno del ’90. Il nuovo re di Napoli fa faville per tutto il tempo che resta in campo (per un’ora precisa fino quando a dargli il cambio tra gli applausi è il Pocho Lavezzi) ha il coraggio e la leadership per prendere per mano l’attacco argentino sostenuto dal nerazzurro Palacio e dal romanista Lamela. Scatto bruciante, senso della posizione: sembra velocemente piombare nella migliore condizione. Higuain è già in forma campionato e Napoli e Benitez possono essere felici. Al primo affondo brucia De Rossi e se non fosse per Chiellini avrebbe calciato in porta. Al 44′ apre in maniera spettacolare un contropiede che poi Palacio dilapida; suo è l’assist a Banega per il 2-0; sempre suo il tiro a botta secca che Marchetti smanaccia quasi in rovesciata. È uno spettacolo da vedere Higuain. Incrocia spesso Maggio, l’altro azzurro, che si muove sulla fascia di destra dove spesso il Pipita si dà il cambio con Palacio anche se è chiaro, chiarissimo, che numero 9 più numero 9 di lui non ce n’è. Un centravanti puro.
In generale la gara vive di fiammate tipiche di un match di Ferragosto. Ma l’Italia sembra davvero poco in palla, con spazi vuoti e figure spettrali sul fronte d’attacco che consentono persino a Federico Fernandez di fare la figura del marcantonio. Nella ripresa, nel valzer dei cambi, Insigne sostituisce Candreva. Diamanti su punizione (22′) fa venire un brivido ad Andujar. Non è la notte giusta per gli attaccanti, ma è quella giusta per Lorenzo che illumina l’Olimpico con la sua rete. E che poi fa scorrere i brividi lungo la schiena per il suo slalom che quasi regala il pareggio. Forse è Insigne, il piccolo principe del Napoli, la soluzione dei mali dell’Italia di Prandelli sconfitta ancora una volta in amichevole.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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