Nel rimettersi in gioco, il Napoli deve però rivalutare i suoi punti di forza, liberandosi anche di equivoci e falsi problemi. Si è infilato in una nuvola di parole. Inutili e pericolose parole come quelle che Mazzarri ripete da giorni. A poche ore dalla partita, ingenuo e intempestivo, ribatte a Carrera: «Il nostro gioco è stato apprezzato in tutta Europa, quindi anche in Italia». Che senso ha, se l’indomani la Juve in due minuti fulmina un ottimo Napoli, penalizzato solo dai mancati cambi? Meglio tacere alla vigilia. Ricorre un altro tema, aperto proprio da Mazzarri: dice di essere sotto stress e forse a fine anno si ferma per un po’. Se è un spot per far sapere ad altri club che la sua missione a Napoli è alla fine, bene. Ma qual è l’effetto su ambiente e squadra? A trenta partite dalla fine, si scopre che uno dei due bolidi in gara è guidato da un pilota usurato? Non è vero, perché Mazzarri in settimana dà prova certa di entusiasmi sempre freschi, di ansie e ambizioni intatte, di inesauribile capacità operativa. È difficile convincere un toscano di provincia: meglio risparmiare parole, quasi fossero monete. Ma a 51 anni, deve chiederselo un professionista da 2,5 milioni netti l’anno: può mai un comandante confidare che teme lo stress e pensa di sbarcare nel primo porto utile? Che pensa l’equipaggio? Parole, soltanto parole che non giovano a Mazzarri né ai destini del Napoli, nell’anno che offre una opportunità forse ultima.
Fonte: Antonio Corbo per “La Repubblica”
La Redazione
L.D.M.
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