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Inter-Napoli: Walter contro Rafa, una sfida ad alta quota che vale per tre

Mazzarri viene da due ko, Benitez da due vittorie ma soprattutto cercano una rivincita incrociata

Nelle mani di San Siro e anche in quelle di San Gennaro: Inter-Napoli, si accetta di tutto. Perché il galà serale della domenica milanese non è soltanto una partita tra due grandi in cerca di rivincite, no, ma è soprattutto un incrocio di uomini e destini: sembra una finale, tanto delicate e importanti sono le implicazioni, però sul tavolo non c’è un trofeo, bensì un grande punto interrogativo chiamato futuro. Affilato come una mannaia: può spezzare le ali di chiunque, è una variabile impazzita e anche pericolosa. E la cosa assurda è che la fortuna dell’ex Rafa, a caccia della terza vittoria consecutiva in campionato, sarebbe la sfortuna dell’ex Mazzarri, impegnato a evitare la terza sconfitta di fila e la crisi profonda. Tre, il numero perfetto oppure imperfetto. Che storia. Che perfidia.

DESTINO CRUDELE. E allora, niente sconti. Un concetto che vale davvero, considerando le rispettive situazioni: Rafa si gioca le ambizioni, Mazzarri la serenità e forse anche un pezzo di panchina. Con ordine. E precedenza riservata al padrone di casa, nonché ex allenatore del Napoli fino a due stagioni fa: squadra coinvolgente ed esaltante, la sua, capace in quattro anni di entrare in Champions due volte e sempre e comunque in Europa. Da quando è diventato WM, cioè da quando è Milano, la storia però s’è fatta gradualmente più complessa. Fino ad arrivare al bivio disegnato da un destino dotato della peggiore cazzimma alla napoletana (tipo cinismo ma ancora più beffardo): è proprio con il suo Napoli, che domenica dovrà risorgere ed evitare il baratro; ed è proprio a Rafa, uno che con l’Inter ha 32 denti avvelenati, che dovrà chiedere strada.

I TORMENTI. Da mal di testa, vero? Anzi, per ora da febbre alta: ieri, infatti, pur essendo alla Pinetina non ha diretto il doppio allenamento per un attacco influenzale. Sprizzava energia pura, invece, Benitez. Corroborato anche da De Laurentiis: “Complimenti a Rafa e ai ragazzi per le ultime prestazioni e per la dimostrazione di attaccamento alla maglia: è un gruppo che non molla niente”. Il messaggio del presidente, ieri a pranzo con il tecnico a casa azzurri, è un segnale forte e chiaro che la squadra dovrà raccogliere. Magari chiudendo gli occhi: urgono altre dimostrazioni di forza e altre vittorie. Mazzarri o non Mazzarri. Benitez, tra l’altro, farebbe di tutto per lasciare la sponda nerazzurra di San Siro da trionfare: la breve e tormentata parentesi del 2010 è una ferita ancora aperta. Sei mesi, 25 partite, la Supercoppa italiana, la finale di Supercoppa Uefa persa con l’Atletico e il Mondiale per club: poi, le dimissioni.

NUMERO (IM)PERFETTO. Frattura insanabile, quella con i senatori e con Moratti: “Il mio problema non è con l’Inter, ma con il presidente: mi aveva fatto delle promesse, soprattutto sul mercato, e non le ha mantenute”, il racconto di Rafa. Un passato ingombrante, ma il presente forse lo è ancora di più: senza la Champions, e con gli 8 punti di distacco dalla Juve a mortificare le ambizioni scudetto estive, non possono certo bastare le vittorie con il Sassuolo e il Torino. A Rafa serve altro. Serve il successo numero tre: numero perfetto. Che, dal punto di vista di Mazzarri, è invece l’imperfetto puro: guai a vederselo piombare sulle spalle. San Siro ha già fischiato. E domenica sarà anche pieno di napoletani.

SPONDA INTER –  Cauto ottimismo per Kovacic, mentre per D’Ambrosio il verdetto è stato più pesante del previsto: sei settimane di stop. Nel doppio allenamento di ieri per Walter Mazzarri sono arrivate risposte in salsa agrodolce dall’infermeria. Il croato, che si era bloccato lunedì per un affaticamento muscolare all’adduttore sinistro, ha lavorato a parte, ma c’è fiducia per il suo recupero in vista della sfida di domenica sera. Nessuno ha intenzione di forzare i tempi, ma la situazione sarà valutata anche oggi e domani e la speranza che possa tornare a lavorare in gruppo c’è. Per D’Ambrosio, invece, è arrivata la “botta” temuta: la distorsione al ginocchio destro accusata martedì è seria e gli esami che l’ex granata ha effettuto ieri hanno evidenziato una lesione al legamento collaterale del ginocchio destro. Per tornare al top avrà bisogno di un mese e mezzo. Mazzarri, che già non ha ancora Jonathan al top, dovrà disimpegnarsi con Nagatomo e Dodò sugli esterni e, soprattutto in Europa League, non è da escludere che provi sull’out di sinistra la carta Obi. Ieri dagli impegni con le nazionali sono rientrati Juan Jesus, Dodò e Nagatomo, mentre oggi (previsto un allenamento pomeridiano) sarà la volta di Medel, Guarin e Mbaye.

SPONDA NAPOLI – E’ rientrato anche Inler. Quando ormai era già tardo pomeriggio e gli altri erano tutti via. Stanco, affaticato, con qualche acciacco qua e là da smaltire. Fastidi più che dolori. Da terapia, subito. Oggi i controlli. Più approfonditi. Ma se ce ne sarà bisogno. Inler il dubbio per San Siro. Nessun rischio, non avrebbe senso. Si gioca di continuo, sette partite in ventidue giorni e dopo l’Inter si va in Svizzera. A Berna, a casa sua. Ottimismo. Ma pure prudenza. Inler rallenta, Jorginho corre. E scalpita. Pronto, completamente recuperato, si allena in gruppo e un po’ spera di poter essere lui il protagonista. E’ lui l’alternativa a chi ora in mezzo sembra però un passo avanti nella condizione e le scelte di Benitez: David Lopez e Gargano favoriti. Sono rimasti entrambi a Castelvolturno. Sono freschi, carichi. El Mota ha rinunciato anche all’Uruguay (che ha battuto l’Oman 3-0, con doppietta di Suarez che le amichevoli le può giocare più la rete di Rodriguez) pur di esserci, e bene, a San Siro. Le nazionali portano via fatica ed energie. Una corsetta leggera e un po’ di massaggi per Higuain e Rafael. Hamsik e Albiol sono già in gruppo, Mertens sta rientrando, Zuniga e Ghoulam gli ultimi attesi. Gli esterni di sinistra il grattacapo di Benitez: è lì che c’è, forse, l’unico vero ballottaggio. Per ora c’è solo Britos. Che lì sulla fascia si adatta. E’ un’opzione concreta. Ma da qui a domenica gerarchie e valutazioni possono cambiare: Zuniga vorrà esserci. Nove formazioni in dieci partite. Il turn over metodo, necessità e mentalità. Ma pure Benitez ha i suoi titolarissimi: Albiol e Koulibaly i centrali, Maggio c’è. Il centrocampo, quasi obbligato. Callejon, Hamsik e Insigne i tre dietro Higuain. Così sembra. Oggi altro allenamento di pomeriggio. Tornano tutti. Sala video, campo e una chiacchierata nello spogliatoio (quasi) al completo. Inter-Napoli comincia davvero.

Fonte: Corriere dello Sport

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