In vista del derby d’Italia ha parlato così il tecnico dell’Inter Antonio Conte:
Inter-Juve, che partita si aspetta?
“Una partita tra due squadre che in questo momento sono in testa alla classifica. Due squadre che finora hanno fatto meglio delle altre. Stiamo parlando comunque della settima di campionato, i valori verranno fuori man mano che andiamo avanti ed è per questo che dico sempre che vedremo più avanti da parte nostra che ambizioni e che spazio ci ritaglieremo per questo campionato. Di sicuro è una grandissima partita che tanti vorranno guardare. Da parte nostra deve esserci la voglia, l’entusiasmo e il coraggio di giocare questo tipo di partita”.
Come arrivi a questa gara a livello personale? Questo confronto conta già per capire il vostro livello?
“Ogni partita per noi è molto importante. Come sto continuando a ripetere dall’inizio, ogni gara è uno step di crescita sotto tutti i punti di vista, anche quando incappi in una sconfitta come a Barcellona. Dobbiamo capire dove abbiamo fatto bene e dove dobbiamo migliorare. Dobbiamo capire che se vogliamo giocare a certi livelli abbiamo tanta strada da fare. Giochiamo contro una squadra che ha dettato legge negli ultimi anni in Italia e ha fatto molto bene anche in Europa. Grande merito a chi ci ha lavorato negli anni e l’ha fatta diventare una corazzata. Hanno lavorato bene e sono da esempio, questo è fuor di dubbio”.
Qual è il livello di stanchezza? Come sta Lukaku?
“E’ l’ultima gara di questo ciclo, nel prossimo mi auguro di poter contare su un gruppo di giocatori più numeroso. Qualcuno ha fatto gli straordinari, mi auguro di partire meglio nel prossimo mini-ciclo. Il nostro campionato parte da questo, dal coinvolgere tutti i giocatori della rosa affinché alcuni non siano costretti a giocare tutte le partite consecutivamente. E’ importante per chi come l’Inter affronta campionato, Champions e Coppa Italia poter attingere a tutta la rosa. In questo mini-ciclo non ho potuto farlo perché qualcuno era leggermente in ritardo nell’idea o dal punto di vista fisico. Siamo però all’inizio, il serbatoio è pieno. Sono partite che danno energie importanti a prescindere. Ci arriviamo nella giusta condizione, col giusto entusiasmo, dopo una gara ben giocata a Barcellona. Sarà un altro step importante contro una squadra che non sta a me dire quante cose positive ha. Lukaku? Giocherà se darà garanzie, altrimenti toccherà a un altro”.
Dopo un mese di lavoro avete imposto il vostro gioco a chi ha una filosofia consolidata da vent’anni, come a Barcellona. Col lavoro pensi di sopperire a chi ha Messi o Ronaldo in squadra o serve ancora tempo?
“Come ho detto, questo è l’inizio di un percorso. Abbiamo cambiato radicalmente la situazione rispetto agli anni passati. Tanta gente parla del mercato in entrata ma non delle uscite, sono andati via giocatori che erano considerati basilari per l’Inter. Abbiamo aggiunto ragazzi di valore ma con pochissima esperienza di partite per obiettivi importanti. Questo percorso dovrà essere fatto e per noi sarà molto importante la crescita del valore della rosa. Per me sarà importante il lavoro perché tramite il lavoro i ragazzi stanno migliorando, devono crescere dal punto di vista tattico, fisico, di autostima. Questo è il grande lavoro che va fatto. Ci vorrà tempo, ma noi stiamo lavorando in maniera importante e ringrazio i ragazzi perché mi hanno dato grande disponibilità. Però dovremo fare degli step, un percorso negli anni per capire dove migliorare e crescere in tutto. Una cosa penso si possa dire, che stiamo lavorando giorno e notte per portare la macchina a 200 all’ora. Di questo siamo certi e tutti devono esserlo”.
Questo ultimo ciclo di partite ti ha fatto capire di poter avere più dell’1% di possibilità di vincere?
“Quando si parla dell’1% bisogna mettere il fatto che vedi nella situazione la possibilità di lavorare, crescere e ambire a lottare per vincere. Io ho visto questo quando ho parlato coi direttori, quando ho parlato col presidente. E’ inevitabile che tra il dire e il fare c’è tanto. Si abusa spesso di questa parola, vinciamo di qui e vinciamo di là, ma c’è da tramutare nei fatti quel che si dice troppo facilmente. Spesso il verbo vincere è molto usato ma in pochi sanno cosa comporta. Mi è stato chiesto di venire qui per trasferire questo e cerco di farlo con un gruppo di ragazzi con cui è un piacere lavorare al di là del risultato”.
C’è il timore di trovare altre situazioni “indirizzate”, dopo Barcellona?
“Assolutamente no. Non confondiamo. Io dopo Barcellona sono stato il primo a dire che le decisioni prese non dovevano essere un alibi. Ho manifestato un malessere percepito fino all’inizio, ma se pensate di trovare in me uno che trova scuse o alibi state lontani anni luce. Se il Barcellona ha vinto è perché ha fatto qualcosa in più di noi. Abbiamo fatto errori evitabilissimi e su questi costruiremo qualcosa di più positivo per cercare in quel tipo di partite in cui meriti di più di non perdere. Per il resto per me vince sempre il migliore, al di là degli episodi”.
C’è una petizione per togliere la tua stella dallo Juventus Stadium. Ti senti di ringraziare Agnelli per la sua posizione?
“A me dispiace che sia intervenuto, perché facendolo ha dato risalto a una proposta volgare. Priva di insegnamento e valori. Ha dato spazio all’ignoranza. Io non lo devo neanche toccare questo argomento perché solo pochi giorni fa ho detto che la colpa è anche vostra, perché date spazio a situazioni volgari. Non devo ringraziare nessuno, avrei preferito che nessuno desse spazio a questi ignoranti e stupidi”.
L’Inter è riconoscibile per la personalità, è questo che ti rende felice o c’è da migliorare in qualcosa?
“Io quando parlo di crescita parlo di tutto. Noi dipenderemo molto dalla nostra crescita, da quel che faremo quest’anno. Dalla crescita dei singoli giocatori. Come ho detto in precedenza ci sono in squadra buoni giocatori che possono diventare top attraverso il lavoro. Il mio compito è quello di aiutare ogni singolo giocatore a migliorare perché migliorando il singolo migliora l’obiettivo, l’ambizione, tutto. Questo è fondamentale. Da parte mia non posso fare altro che mettermi totalmente a disposizione insieme al mio staff perché i ragazzi vogliono diventare protagonisti. Hanno voglia di poter dire la loro, quindi c’è solo un modo: lavorare. Le nostre ambizioni, cosa faremo passa molto dalla crescita singola e collettiva”.
Siete gli unici a non aver preso gol nei primi tempi e a non essere mai andati in svantaggio. E’ realistico pensare di tenere il ritmo del primo tempo di Barcellona per tutta la gara?
“Dati alla mano quel che abbiamo corso il primo tempo è più o meno uguale al secondo. Però il secondo abbiamo difeso andando indietro, nel primo lo abbiamo fatto in avanti. Questo è quel che abbiamo fatto in negativo nella seconda parte. Bisogna poi capire anche i nostri demeriti e i meriti del Barcellona. Dobbiamo però migliorare nell’avanzare quando stiamo difendendo e nel far male quando attacchiamo. Nella nostra testa ci deve essere comunque sempre l’idea di salire appena si può, di fare pressione sulla palla. Per tutti i 95′ e particolarmente quando siamo in difficoltà”.
Anche secondo lei la Juve sta impiegando più tempo ad assimilare il gioco di Sarri di quanto ci stia mettendo l’Inter con lei?
“Ognuno ha la sua filosofia, detto questo la Juve ha vinto cinque partite e pareggiata una. E’ già abituata a vincere, ha in rosa giocatori che hanno vinto tanto. E’ una squadra fatta sotto tutti i punti di vista, poi possiamo parlare di creare più situazioni da gol, ma la base è già fatta. Ci sono giocatori d’esperienza, investimenti importanti. La Juventus è una squadra che aggiunge, non sostituisce ogni anno. Anche quest’anno ha aggiunto. Ma questo è un livello in cui per otto anni hai aggiunto qualcosa, mentre gli altri hanno fatto il percorso inverso. Si è creato un gap importante a livello italiano che non è facile colmare, ma dico anche che noi di certo abbiamo iniziato la rincorsa per riposizionarci un po’ più vicini. C’è un dato di fatto, loro hanno 25 giocatori di esperienza internazionale con vittorie e vittorie nel palmares. Hanno tutto. Noi stiamo nascendo e stiamo cercando di fare questo tipo di percorso”.
Per te a livello sentimentale è una partita speciale. C’è un messaggio che vuole dare alla parte sana, la grande maggioranza della tifoseria?
“Quegli altri non sono tifosi, sono ignoranti. Non li coinvolgo nella schiera dei tifosi. Il messaggio per i tifosi l’ho dato dieci giorni fa. Abbiamo la fortuna di fare uno sport amatissimo nel mondo. Dobbiamo essere di esempio, trasmettere valori positivi ed essere entusiasti di giocare a calcio. Che è uno sport, non una guerra. A volte ci si dimentica questo. E’ uno sport che deve tramandare valori umani e sportivi positivi, non tramandare odio o violenza. Altrimenti io sono il primo ad alzare la mano e dire basta. Non mi tiene nessuno a fare l’allenatore. Questo dobbiamo fare. Sarà sempre più difficile perché oggi siamo in una società in cui odio e violenza attecchiscono alla grande. Le generazioni stanno venendo su che sono una bellezza, perché c’è un contorno. Io sono in difficoltà da quando sono tornato dall’Inghilterra. Vedo situazioni per cui mi chiedo chi me l’ha fatta fare. Fin quando la passione verso questo sport supera questo tipo di situazioni allora ok. Se mi si abbasserà la passione sarò il primo a dire grazie e arrivederci. Non sarà una grande perdita per il calcio ma nemmeno per me”.
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