Al Franchi succede di tutto, alla fine chi sorride è l’Inter. I nerazzurri – oggi in giallo – portano a casa una gara infinita, conclusa con l’acuto di Henrikh Mkhitaryan che vale il 4-3 definitivo sulla Fiorentina. Il triplice fischio arriva al termine di cento minuti densi di emozioni e privi di logica, un alternarsi di colpi di scena che regala a Simone Inzaghi la terza vittoria in trasferta di questo campionato, la prima contro una squadra italiana che giochi le competizioni europee. Parte forte l’Inter: l’uno-due iniziale sembra il preludio a un finale già scritto, è l’antipasto di un menù imprevedibile e impossibile da riassumere. Il fallo killer di Dimarco alla mezz’ora dà speranza alla Viola, che nel secondo tempo acciuffa due volte gli ospiti, nel nervosismo generale causato anche da una direzione di gara molto discutibile da parte di un Valeri no sempre all’altezza della situazione. All’Inter restano i tre punti e la conferma di una guarigione che, seppur sulle montagne russe, sembra arrivata, alla Fiorentina una buona gara e un pugno di mosche in classifica. Ma c’è vita nei gigliati e Vincenzo Italiano può ripartire da questo.
Le scelte iniziali: Duncan sorpresa, Correa dal 1′. Italiano ritrova Milenkovic titolare in difesa e Amrabat a centrocampo: fuori Mandragora, con Duncan come sorpresa dall’inizio. Cabral centravanti viola, a sfidare la coppia Correa-Lautaro: il Tucu supera infatti Dzeko nel ballottaggio. Rispetto alla gara con la Salernitana, dentro anche Darmian a destra al posto di Dumfries nell’undici iniziale degli ospiti.
Inter sul velluto, poi Dimarco ci mette i tacchetti. Nonostante il calcio d’inizio lo batta la Fiorentina, l’avvio degli ospiti è da ko tecnico per i viola: dopo due minuti, l’Inter è in vantaggio, ci pensa Barella su assist di Lautaro. Al quarto d’ora il Toro manda al bar Martinez Quarta e Terracciano a raccogliere la palla in fondo alla rete. Trovato il 2-0, la testa dei ragazzi di Inzaghi vola al Plzen: l’Inter s’abbassa, non attacca più, difende soltanto. La Viola non crea più di tanto, perde Nico Gonzalez e la miglior iniziativa è di Ikoné, entrato al posto dell’argentino. Alla mezz’ora, la cambia prende una gara imprevedibile: Bonaventura arriva al tiro, palla fuori ma nel frattempo Dimarco gli tira fuori un’entrata da karatè sul ginocchio. Per Valeri non sarebbe nulla, il VAR lo richiama al monitor e il rigore arriva. Non il rosso: inspiegabile, ma tanto basta a Cabral per andare dal dischetto, segnare il primo gol in campionato e trovare il 2-1. Riaperta, la gara diventa anche parecchio nervosa, tra falli e gialli, ma il risultato resta fisso all’intervallo.
Pari viola, Lautaro, ancora pari. Il gioco riparte con gli stessi ventidue, e sulla falsariga di inizio gara: Terracciano dice due volte di no, da applausi soprattutto su Lautaro di testa. Al 53′ Italiano cambia volto alla squadra: fuori Duncan, dentro Jovic e quindi le due punte. Che dipenda da questo o meno, la Viola trova il pari, dopo averlo sfiorato pochi minuti prima: al 60′ cambio di gioco perfetto di Kouamé, sulla destra Ikoné scatta e affronta Acerbi. Ammonito, l’ex Lazio dà ragione a Inzaghi esagerando con la timidezza: il risultato è un tiro a giro di sinistro che batte Onana e vale il 2-2. Incassato il pari, Inzaghi toglie l’ectoplasma Correa per fare spazio a Dzeko e poi cambia anche le fasce. Al 72′ nuovo episodio di una gara segnata dall’arbitraggio: il bosniaco lancia Lautaro, Terracciano atterra il Toro, toccando prima il pallone. Lunghissimo check VAR, alla fine Valeri manda sul dischetto il Toro: fucilata, nulla da fare per il portiere e 3-2. Quando il tabellone sembra fissato, arriva Jovic: sponda di Milenkovic su corner, girata del serbo ex Real che vale il 3-3: dura un amen, nel finale ci pensa Mkhitaryan che vale il 4-3 definitivo.
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