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“Insulti ai napoletani, bagni divelti, offese ai morti…”

Fabrizio Biasin dice la sua sul portale che si occupa di calciomercato

Fatti dell’ultimo fine settimana in pillole (che poi nel finale dell’editoriale mi piacerebbe badare al sodo, per una volta): la Juve ha vinto; la Juve non perde mai; Chuck Norris ha chiesto di iscriversi al campionato di serie A per battere la Juve; Antonio Conte ha già fatto sapere a Chuck Norris di non avere paura; il Napoli ha perso per la prima volta in campionato; Cavani ha preso una traversa bestiale; quando ha preso la traversa nel capoluogo campano s’è avvertita una piccola scossa di terremoto; non era un terremoto ma l’eco del coro partito all’unisono dal quartiere spagnolo: “Mannaggia ‘o Carmine!”; De Laurentiis pensa di punire Pandev per la brutta prestazione facendolo recitare in “Natale in Macedonia”; la Lazio ha vinto; la mamma di Petkovic è andata dal signor Tare commossa: “Ora darete la paghetta a mio figlio, vero?”; a fine partita Klose voleva fare i soliti impacchi col ghiaccio ma non ne ha trovato; il ghiaccio era tutto nel Crodino di Boateng, sostituito e tristanzuolo; il Milan ha perso; Allegri in conferenza ha fatto partire il disco: “Non abbiamo giocato male… Il momento è difficile ma stiamo migliorando… Niang ora ha il foglio rosa”; Galliani aveva furbescamente già detto tutto nel pre-partita: “Allegri non si muove in nessun caso” e chissà se lo dirà oggi alla vigilia di Malaga-Milan; l’Inter ha vinto; l’arbitro non ha visto un rigore per il Catania assai limpido; Stramaccioni s’è fregato le mani e ha detto “Bene bene”; Cassano ha fatto un altro gol; Cambiasso ha giocato come ai bei tempi ma dopo un anno passato a ricevere inviti al pensionamento non s’è tolto alcun sassolino: un vero signore; Moratti non crede allo scudetto, anzi sì ma fa saggiamente finta di niente; la Roma ha vinto; la Roma perdeva 2-0; Zeman aveva già la valigia in mano; quel Dio in terra chiamato Totti ha salvato il suo allenatore; Zeman ha messo la valigia in mano a De Canio; Delneri deve una cena e un pacchetto di Muratti a Zeman; alcuni tifosi del Napoli avrebbero spaccato un cesso dello Juventus Stadium perché non c’era il SuperSoap; qualcuno dice che in realtà il cesso è quello del vecchio Delle Alpi; un giornalista ha bevuto troppo Amaro del Capo e brandendo un microfono ha detto a dei passanti che potevano riconoscere i tifosi del Napoli dalla puzza; col senno di poi il giornalista probabilmente non direbbe più quella colossale puttanata; la “vox populi” fuori dallo stadio dovrebbe essere vietata per Costituzione; Zamparini ha ricevuto il premio “Garrone” sezione “datori di lavoro” per non avere ancora cacciato Gasperini dopo ben tre partite sulla panchina dei rosanero; Maicosuel prima di fare gol al Pescara pare abbia sussurrato “quasi quasi nun glie faccio il cucchiaio”.

Ora, un paio di considerazioni appena più serie. Allegri non è in bilico: Allegri è già precipitato. Il risultato di Malaga conta assai ma i beninformati spergiurano: “Il tecnico sta trattando la buonuscita con la società”. Berlusconi sta pensando al sostituto del mai amato Max: Tassotti probabilmente, magari Costacurta. Ma occhio alla sorpresa… il presidente rossonero gli allenatori li ha quasi sempre “inventati”. Dice il tifoso attento: “Allegri non ha colpe, è la squadra che fa pena”. Forse è così, ma sette punti sono davvero troppo pochi. Manca il mordente, manca la rabbia, mancano i punti fermi in una squadra che alterna difensori centrali come noccioline, manca qualcuno che dia una mano al tecnico nello spogliatoio. Esempio: Gattuso. Con Ringhio (andato via non per questioni di denaro ma di rapporti col mister) probabilmente il gioco sarebbe ugualmente disarmante, ma a certi giocatori non sarebbe permesso di “vivacchiare”.

Altra faccenda. Sneijder è tornato a Milano. Ad Appiano tutti quanti fanno sorrisi che paiono più che altro paralisi. “Ciao Wes, bentornato!”. Ma la verità è che nessuno sta facendo i salti di gioia. Come l’anno scorso con Ranieri, anche quest’anno l’Inter migliore è quella senza l’olandese: più ordinata, equilibrata, affamata, compatta. Ora tocca a Strama gestire la patata bollente: la sua prima vera prova da mister dell’Inter. Avrà il coraggio di lasciarlo fuori? Lo farà giocare con Cassano pur sapendo che i due insieme rischiano di far crollare la baracca? Dirà a Coutinho “Scusa ma prima tocca a lui, che rende poco ma guadagna un pacco di quattrini e deve giocare”? Staremo a vedere.

Da ultimo le cose serie. La questione Morosini per esempio. Ormai lo sanno anche i sordi: c’è chi s’è inventato cori da brividi per fare un po’ di caciara. Quando ho sentito siffatta porcheria mi è venuto in mente un pomeriggio di qualche mese fa. Era il 14 aprile e per “Libero” scrissi un pezzo massacrante: lungo, faticoso, sofferto. Di quelli che il giorno dopo preferiresti ignorarli e invece son lì, nero su bianco.

Sono andato a ripescarlo dopo aver ascoltato i cori dei tifosi del Verona. Vi risparmio frasi retoriche e altre che oggi, a freddo, forse non scriverei più. Copio e incollo solo il finale, mica perché voglio dare lezioni di vita a questo e quell’ultrà. Semplicemente mi sembra il modo migliore per ricordare un innocente tornato alla ribalta solo per la stupidità di quattro pirla.

“…E invece Piermario Morosini di calcio è morto. Era a Pescara, su un prato neanche troppo verde. Ha provato a rialzarsi una volta, due volte, poi giù: come Cristo prima di finire in croce. E perdonateci se il paragone è sfrontato, ma a noialtri non viene in mente niente di meglio per rendere in immagini lo strazio riservato all’uomo più sfortunato del mondo. Ci viene in mente solo Gesù che cerca di stare in piedi, al limite una canzone che parla di un certo Nino che a 12 anni “cammina che sembra un uomo” e prova a diventare un calciatore.

Piermario c’è riuscito nonostante tutto. Fino al minuto 31 di Pescara-Livorno. “Solo sacrificando se stessi l’attimo di una vita diventerà assoluto”. Era una delle sue frasi preferite, l’ha pubblicata sul suo profilo Twitter. Letta ora fa venir voglia di urlare”.

Fonte: Tuttomercatoweb,com

La Redazione

M.V.

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