Lorenzino è Magnifico. Ha cambiato il volto a una partita complicata, contro una Fiorentina bella e ordinata. Ma lui, il Piccolo Insigne, poco più di un metro e sessanta, ventuno anni da Frattamaggiore, si è travestito da Lavezzi, ha calciato prima la punizione dell’autogol di Borja Valero e poi l’angolo da cui è arrivato il bellissimo tiro dal limite di Dzemaili (il migliore in campo) che ha chiuso la partita. Quando è uscito il San Paolo che aveva trattenuto il fiato per cinquantacinque minuti rendendosi conto delle difficoltà del Napoli, lo ha salutato con la più classica delle standing ovation. Perché, al di là dello zampino messo sui gol, lui è stato la vera spina nel fianco (sinistro) della Fiorentina. Rispetto a Palermo, questa volta ha potuto contare sulla collaborazione di un esterno, Zuniga, che saliva. E quando il compagno avanzava e tagliava verso il centro, lui Lorenzino tenendosi largo partiva nello spazio mettendo in allarme la difesa. Nulla accade per caso: il ragazzino ha qualità, ha umiltà (si sacrifica per la squadra e d’altro canto accanto ha uno straordinario esempio: Cavani che ieri non ha segnato ma nella propria area è stato implacabile).
RIVOLUZIONE – Le partite dipendono dagli episodi. L’episodio che l’ha cambiata volgendola a favore del Napoli è stato un fallo su Zuniga con relativa punizione di Insigne e tocco decisivo, ma nella propria rete, di Borja Valero. Ci ha messo del suo Mazzarri quando ha deciso che la partita di uno spaesato Behrami non poteva arrivare sino al fischio finale. Inler ha dato geometrie e consentio a Dzemaili di dedicarsi a quel lavoro di «incursore» che gli consente spesso di arrivare al gol (cosa avvenuta anche ieri sera). In svantaggio, la Fiorentina ha provato a cercare il pareggio, ha perso qualcosa dal punto di vista dell’ordine, ha concesso spazi però ha tenuto in allarme il Napoli sino alla fine grazie al solito Jovetic (che poi ha consegnato la sua maglia a Insigne, quasi una investitura tra talentuosi) e a una imperdonabile «amnesia» di De Sanctis. Mazzarri temeva questa sfida anche perché lo scorso anno Montella col Catania si prese quattro punti su sei. Ma l’aspetto più bello di questa sfida è nel messaggio di gioventù che arriva dai protagonisti, da Insigne, da Jovetic. La Fiorentina ha futuro, lo ha confermato anche ieri sera. Il Napoli doveva, dopo i risultati del pomeriggio, dare una risposta: è arrivata, puntuale seppur con qualche affanno.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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