Mangia gli dà una pacca sul braccio, come per scuoterlo. Lorenzo Insigne parte sparato anche a parole: è la sua finale, la voleva e l’ha ottenuta, adesso promette di trascinare l’Italia con la qualità dei suoi 163 centimetri. «Sarebbe tremendo vedere festeggiare gli altri – spiega prima dell’ultimo allenamento – quindi dobbiamo assolutamente tornare a casa con la coppa. La corsa non è finita. Se siamo tutti uniti come sempre possiamo ottenere un grande risultato» . Per questo obiettivo ha rinunciato alla Confederations Cup con la Nazionale maggiore: «E’ vero, mi sono confrontato con Prandelli e abbiamo valutato che per me fosse meglio essere qui in Israele con i miei amici. Ci tenevo a chiudere il ciclo all’Europeo, anche per completare la mia maturazione» .
SICUREZZA – Il vento, piuttosto forte al tramonto di Gerusalemme, gli accarezza la cresta bionda durante l’allenamento di rifinitura al Teddy Stadium. Insigne corre in libertà, rilassato, né lento né veloce, perché è così che preferisce affrontare i momenti importanti: «Bisogna giocare con il sorriso. E’ quello che mi hanno sempre insegnato i miei cari. Non dobbiamo dimenticare che il calcio è la cosa più divertente del mondo. E allora io devo pensare solo a quello che so fare, senza pressioni. Me l’ha detto anche Mangia, a cui devo molto perché è una persona leale e un allenatore preparato. Nelle ore che precedono la partita ascolterò un po’ di musica per concentrarmi. Senza esagerare però. Altrimenti rischierei l’effetto opposto: troppa tensione» . La Spagna non lo spaventa: «Sono fortissimi, lo sappiamo. Sono più tecnici dell’Olanda. Hanno giocatori bravi e già esperti. Ma anche noi siamo bravi e lo dimostreremo, sia in questa finale che con i nostri club in futuro» . La paura semmai c’è stata qualche giorno fa, dopo l’infortunio di Italia-Israele, quando la caviglia sembrava persa: «Da dolore ero convinto di essermela rotta. Per un po’ non sono nemmeno riuscito a camminare. Per fortuna poi sono riuscito a recuperare anche per la semifinale. Ora sto meglio, molto meglio» .
IL DUELLO – Sarà una sfida di colpi di genio con Isco, che ha un anno in meno ma tanto calcio d’élite in più. Insigne non percepisce un complesso di inferiorità: «La Spagna non è solo Isco. Ci sono anche Thiago, Tello e tutti gli altri. E poi non mi pare che tra me e lui ci sia tutta questa differenza. Non gli invidio nulla, anzi. Lui è Isco, io sono Insigne. Anche io sono un calciatore tecnico» . E non è ammaliato dai colleghi di Barcellona e Real Madrid: «Il mio punto di riferimento è italiano, non spagnolo. Si chiama Alessandro Del Piero» . Anche al nuovo allenatore del Napoli, che ha lo stesso sangue del nemico, riserva un’accoglienza freddina: «Ha speso belle parole nei miei confronti. Mi fa piacere. Però io oggi penso solo a battere la Spagna. A Benitez mi dedicherò più avanti» . Stasera è solo un altro spagnolo a cui cercherà di dare un dispiacere.
Fonte: Corrieredellosport.
La Redazione.
D.G.
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