Se avesse potuto, c’è da scommettere che sarebbe volato in curva a cantare e saltare con la sua gente: Lorenzo, cuore di Napoli, simbolo e volto della notte della gioia. «Che bello battere la Juve: è stata la partita perfetta». E il suo urlo si unisce alla canzone del soldato innamorato. Oj vita, la vita sua: è lui la stella della grande notte. E’ lui il figlio di Mamma Calcio, della madre di tutti i classici per quelli come lui: napoletani con il marchio doc. L’unico della squadra. Magari il più felice. Di certo il migliore.
LA LODE – E allora, il tocco dell’artista. Il valore dell’arte che, nella disfida dei milioni, non ha prezzo: Insigne ha deliziato, pennellate e virtuosismi, e poi, quando Rafa ha chiamato, in un battibaleno s’è cambiato d’abito è ha fatto l’operaio. Fatica, corsa e coperture da terzino, facciamo da esterno basso in omaggio alla modernità, per aiutare la causa. Aveva il chiodo fisso, il sogno di fare un gol alla Juve, avevano raccontato alla vigilia quelli che lo conoscono bene, ma tutto sommato ieri sera la lode è arrivata comunque: «Ho giocato bene grazie all’aiuto dei miei compagni». Modesto e umile, Insigne: ma diciamola tutta, questa volta è più corretto dire che è la squadra ad aver giocato meglio grazie a lui. «Dopo il vantaggio siamo stati bravi a limitarli: non aver subito reti è davvero prestigioso».
LA PERFEZIONE – Carico a dire poco: è così che è apparso ieri il genietto che del Napoli è anche l’unico napoletano con pedigree certificato. Sì, l’unico della squadra, e come tale sentiva la sfida in maniera particolare. «Abbiamo giocato una partita perfetta, tutti uniti e compatti: è una vittoria molto importante». Fondamentale. «Ci consente di blindare il terzo posto». E soprattutto di continuare a guardare avanti con un bel po’ di autostima in più: «Perché l’obiettivo, oltre alla finale di Coppa Italia con la Fiorentina, continua a essere il secondo posto: abbiamo il dovere di provarci fino alla fine della stagione».
HEY PRANDELLI – Nel frattempo, l’equazione da evidenziare è una: Insigne è riuscito a festeggiare una vittoria con la Juve al quinto tentativo, dopo tre sconfitte e un pareggio. Riscattati nell’ordine: il 3-0 dell’andata e il 2-0 della stagione precedente, sempre allo Juventus Stadium, e la batosta carica di polemiche e veleni rimediata in Supercoppa a Pechino. Lui, in Cina, non riuscì a entrare in campo, mentre degli altri precedenti era stato parte in causa. Però mai super protagonista come ieri, a partire dalla splendida palla che ha innescato il vantaggio di Callejon: «Dobbiamo continuare a giocare così e sono sicuro che ci toglieremo ancora tante soddisfazioni». Stesso discorso a livello personale: «Beh, sto dando il massimo con la maglia del Napoli e sono felice per quello che sto facendo finora. E’ ovvio che sogno il Mondiale: so che Prandelli mi sta tenendo d’occhio, spero di riuscire a meritare questo premio». Magari presto arriverà anche qualche gol in più: «Benitez mi chiede di dare una mano in difesa e perdo lucidità sotto porta: io, però, sono a disposizione della squadra».
PER LA GENTE – Applausi: bene, bravo, bis. E poi l’omaggio. Sentito e bello nella sua semplicità: «I tifosi ci hanno dato un grande aiuto anche in quest’occasione e siamo molto felici di aver ripagato la loro fiducia vincendo con i campioni d’Italia». Baci e via: Lorenzo corre a salutare il popolo del San Paolo. E l’abbraccio della città è caldo e intenso come solo a un figlio si può dedicare.
Fonte: Corriere dello Sport
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