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Insigne, l’ora di esplodere

Il riferimento è stato chiaro: “Insigne e Vargas devono dimostrare di poter insidiare Cavani e Pandev”. Lorenzino per molti (forse non per tutti) è un predestinato. In lui i tifosi napoletani, soprattutto i più giovani, hanno trovato un punto di riferimento in cui identificarsi, una “storia felice”, di passione e successo. Ora Insigne è al bivio. Il Napoli non è il Pescara e lui deve dire cosa intende fare da grande. Perché quello è l’ultimo gradino, l’ultimo salto di qualità: da promessa a realtà, da “ipotesi” a “tesi”, compiuta, definita. Tecnicamente non si discute: ci sono qualità visibili che non possono essere contestate. Ma, come cantava De Gregori a proposito dei calci di rigore, non è da questi dettagli che si giudica un giocatore. Mazzarri cerca alternative in attacco. Con lui in campo, a Torino, qualcosa è cambiato. Stasera può dimostrare che il salto di qualità finale è dietro l’angolo perché a ventuno anni bisogna uscire dal limbo delle “promesse” per entrare nel paradiso delle “realtà”.

QUALITA’ – Il ragazzo calcisticamente ha grandi qualità. Si notano a occhio nudo. Tanto per cominciare è veloce e rapido. Giocando con Zeman, prima a Foggia e dopo a Pescara, ha imparato ad andare negli spazi, sfruttando al meglio le doti tecniche che sono per lui un bagaglio quasi genetico. Insigne, però, aggiunge una qualità che è tipica dei grandi giocatori (o di quelli che lo sono potenzialmente): quando riceve il pallone spalle alla porta è capace di orientare con un tocco l’azione. Non tutti sono in grado di farlo: ai migliori riesce agevole. Ha spirito di sacrificio, si dà da fare per la squadra e non si risparmia. Gli esperti sostengono che il suo ruolo è quello della punta esterna. Lui, a volte, si adatta. Nell’Under 21, Mangia lo ha utilizzato come quarto a sinistra ma il modulo della nazionale giovanile è più un 4-2-4 che un 4-4-2. Nel modulo più classico, come esterno di centrocampo rischia di andare in difficoltà quando trova, dall’altra parte, un laterale che lo fa correre (è quello che è avvenuto a Eindhoven, contro il Psv). Ha colpi (il gol segnato contro la Svezia è un piccolo capolavoro), ha cambi di direzione brucianti e “annusa” la presenza della porta. Ma in serie A tutto questo può anche non bastare.
MATURAZIONE – Il calcio professionistico ai livelli più alti è fatto anche di qualità che non si vedono. E su questo fronte, a Lorenzino qualcosa manca ancora. Soprattutto deve maturare dal punto di vista nervoso, deve capire che la serie A è altra cosa, che lui è bravo ma che nel Napoli ci sono altri bravi quanto o più di lui, deve evitare l’eccesso di protagonismo che spesso induce a strafare e a strasbagliare. E’ in questa complicata combinazione di tecnica e nervi, di piedi e qualità mentali che si forgia la personalità di un grande giocatore. E’ la scommessa di Insigne, una scommessa che può vincere cominciando da questa sera.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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