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Insigne, la volata dello scugnizzo

A Verona ci sarà l'ennesimo ballottaggio per una gara davvero decisiva per la stagione azzurra

Lorenzo Insigne bussa alla porta di Mazzarri. E lo fa a suon di gol: un paio lunedì, un paio ieri. In allenamento, certo, ma comunque realizzati a modo suo: di fino e di potenza, un bel mix di credenziali in vista del Chievo. Dinamico, il giovanotto; vivace e apprezzato come sempre, e più che mai in attesa di capire questa volta quale sarà l’orientamento del tecnico. In merito all’eterno ballottaggio, ovviamente: Pandev o Insigne? Una filastrocca, un copione mandato giù memoria sin dalle prime di scene di un campionato che, in un modo o nell’altro, Lorenzo ha vissuto giornata per giornata. Sempre presente: 27 presenze su altrettante partite di campionato. Sempre in campo, dall’inizio o a partita in corso. E come lui, soltanto De Sanctis e Hamsik.

STATISTICAMENTE LORENZO – E allora, la nuova sfida. In famiglia e senza rancori, per carità, però viva quanto la voglia di Insigne di tornare titolare dopo la pausa di venerdì con la Juve. Dodici, finora, le volte in cui Mazzarri lo ha schierato dal primo minuto in campionato: con Palermo, Fiorentina, Chievo, Milan, Pescara, Bologna e Sampdoria al San Paolo; Atalanta, Cagliari, Inter, Siena e Udinese in trasferta. Due le reti realizzate da titolare (con Parma e Milan); due quelle entrando a partita in corso (Genoa e Palermo), con impatti devastanti quasi sistematici. Quattro anche le partite da titolare in Europa League: con Aik e Psv al San Paolo, Dnipro e Viktoria in trasferta. Totale: sedici volte Lorenzo. E ancora: quattro gli assist disegnati con il compasso (piede) destro, di cui l’ultimo, decisivo, a Parma per Cavani. 
LA CONTINUITA’ – Numeri soddisfacenti, tutto sommato, anche se il potenziale di Insigne è di assolutamente livello superiore: l’altalena continua e il ballottaggio perenne, sebbene fortifichino il carattere e aumentino anche gli stimoli, non possono garantire la continuità necessaria per la definitiva consacrazione, però Lorenzo finora ha giocato piuttosto bene le sue carte. Come prima stagione a certi livelli, dopo due campionati di Prima Divisione e uno di B, insomma, può ritenersi soddisfatto; soprattutto se i colleghi di reparto si chiamano Cavani, Hamsik e Pandev. Entrare in un sistema di gioco collaudato come quello di Mazzarri, e soprattutto mettere regolarmente in discussione le sue gerarchie di ferro, è un risultato importante. Non del tutto appagante, magari, considerandone il talento dorato e le legittime aspirazioni, ma è già qualcosa. 
LE RESPONSABILITA’ – Del resto, la fine del 2012 e l’inizio del 2013 hanno sconvolto (in positivo) la sua vita: il ritorno al Napoli, il prolungamento del contratto fino al 2017, gli occhi dell’Italia intera e della stampa estera puntati su di lui, la sete collettiva di numeri e genialate, l’esordio nella Nazionale di Prandelli, il matrimonio, il figlio che nascerà ad aprile e che si chiamerà Carmine, come papà. Uno tsunami vero e proprio; una morsa che stritola e che lui, a onor del vero, è riuscito a gestire come pochi profeti di una patria tanto passionale, quanto a volte spietata. E pericolosa. La crescita è compiuta: non resta che trovare continuità e qualche responsabilità in più, considerando che in Under 21, ad esempio, il ruolo di leader in campo non fa altro che esaltarlo. 
L’IMPREVEDIBILITA’ – Borsino veronese, allora. Azioni, quotazioni che salgono e scendono nella mente di Mazzarri: l’attacco non va, c’è poco da fare, lo racconta un bilancio di appena 4 gol in 7 partite cadenzate anche dal digiuno di Pandev (dal 7 ottobre) e di Cavani. Un Matador a caccia di reti, certo, ma soprattutto di palloni giocabili, di occasioni smarrite da ritrovare al più presto per tenere vive le ultime speranze-scudetto e soprattutto il secondo posto. L’ultimo gol di Edi, a secco dalle medesime sette partite, fu innescato proprio da Insigne a Parma. Fatalità. Serve una scossa alla squadra, al gioco, all’imprevedibilità. Velocità, verticalizzazioni e costruzioni ad hoc per i movimenti di Cavani e gli inserimenti di Hamsik. Tutte armi del bagaglio di Insigne, Mazzarri lo sa perfettamente: il Chievo è dietro l’angolo, il ballottaggio vivo più che mai. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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