Lorenzo Insigne bussa alla porta di Mazzarri. E lo fa a suon di gol: un paio lunedì, un paio ieri. In allenamento, certo, ma comunque realizzati a modo suo: di fino e di potenza, un bel mix di credenziali in vista del Chievo. Dinamico, il giovanotto; vivace e apprezzato come sempre, e più che mai in attesa di capire questa volta quale sarà l’orientamento del tecnico. In merito all’eterno ballottaggio, ovviamente: Pandev o Insigne? Una filastrocca, un copione mandato giù memoria sin dalle prime di scene di un campionato che, in un modo o nell’altro, Lorenzo ha vissuto giornata per giornata. Sempre presente: 27 presenze su altrettante partite di campionato. Sempre in campo, dall’inizio o a partita in corso. E come lui, soltanto De Sanctis e Hamsik.
LA CONTINUITA’ – Numeri soddisfacenti, tutto sommato, anche se il potenziale di Insigne è di assolutamente livello superiore: l’altalena continua e il ballottaggio perenne, sebbene fortifichino il carattere e aumentino anche gli stimoli, non possono garantire la continuità necessaria per la definitiva consacrazione, però Lorenzo finora ha giocato piuttosto bene le sue carte. Come prima stagione a certi livelli, dopo due campionati di Prima Divisione e uno di B, insomma, può ritenersi soddisfatto; soprattutto se i colleghi di reparto si chiamano Cavani, Hamsik e Pandev. Entrare in un sistema di gioco collaudato come quello di Mazzarri, e soprattutto mettere regolarmente in discussione le sue gerarchie di ferro, è un risultato importante. Non del tutto appagante, magari, considerandone il talento dorato e le legittime aspirazioni, ma è già qualcosa.
LE RESPONSABILITA’ – Del resto, la fine del 2012 e l’inizio del 2013 hanno sconvolto (in positivo) la sua vita: il ritorno al Napoli, il prolungamento del contratto fino al 2017, gli occhi dell’Italia intera e della stampa estera puntati su di lui, la sete collettiva di numeri e genialate, l’esordio nella Nazionale di Prandelli, il matrimonio, il figlio che nascerà ad aprile e che si chiamerà Carmine, come papà. Uno tsunami vero e proprio; una morsa che stritola e che lui, a onor del vero, è riuscito a gestire come pochi profeti di una patria tanto passionale, quanto a volte spietata. E pericolosa. La crescita è compiuta: non resta che trovare continuità e qualche responsabilità in più, considerando che in Under 21, ad esempio, il ruolo di leader in campo non fa altro che esaltarlo.
L’IMPREVEDIBILITA’ – Borsino veronese, allora. Azioni, quotazioni che salgono e scendono nella mente di Mazzarri: l’attacco non va, c’è poco da fare, lo racconta un bilancio di appena 4 gol in 7 partite cadenzate anche dal digiuno di Pandev (dal 7 ottobre) e di Cavani. Un Matador a caccia di reti, certo, ma soprattutto di palloni giocabili, di occasioni smarrite da ritrovare al più presto per tenere vive le ultime speranze-scudetto e soprattutto il secondo posto. L’ultimo gol di Edi, a secco dalle medesime sette partite, fu innescato proprio da Insigne a Parma. Fatalità. Serve una scossa alla squadra, al gioco, all’imprevedibilità. Velocità, verticalizzazioni e costruzioni ad hoc per i movimenti di Cavani e gli inserimenti di Hamsik. Tutte armi del bagaglio di Insigne, Mazzarri lo sa perfettamente: il Chievo è dietro l’angolo, il ballottaggio vivo più che mai.
A.S.