L’erede di Lavezzi studia dal professor Zeman per diventare grande. Non proprio lezioni private, ma quasi. Il boemo, infatti, è stato finora il suo unico allenatore. In attesa dell’azzurro partenopeo veste il biancazzurro del Pescara. Una dimensione che lo protegge e contestualmente lo prepara al grande salto. Dire che Lorenzo Insigne sia un predestinato non è un azzardo, anche se adesso vuole gustarsi la quotidianità senza troppe distrazioni.
PREDESTINATO– «Fino a giugno giocherò conil Pescara, poi si vedrà. O meglio, vedranno le società». Se il futuro può attendere, il presente è comunque pieno di buone intenzioni. Tanto il Napoli può sempre goderselo da tifoso. «Non so se ce la farà a vincere lo scudetto, ovviamente me lo auguro» . Al tempo stesso si augura un 2012 pieno di sorrisi. «Spero di riuscire a segnare tanti gol e contribuire ai successi del Pescara. Il mio impatto con la serie B è andato oltre le più rosee previsioni, però in zona gol potevo fare di più. In campo corro tanto, ma con Zeman sono abituato. Quando arrivo davanti alla porta non è la lucidità che mi manca, piuttosto la precisione. Devo migliorare in questo senso, essere più concentrato, ci sto lavorando».
LO SGUARDO DI ZEMAN- Lo fa sotto lo sguardo attento del tecnico boemo che sa stimolarlo e sostenerlo. E’ riuscito a rimproverarlo quando in campo volava, «deve essere più attento, a volte ha troppe pause», mentre lo ha blindato nel periodo di appannamento, «Insigne non lo faccio uscire mai perché è il giocatore più importante della squadra» . Il nuovo “pocho” ha registrato tutto con disinvoltura, proteso com’è a imprimere una svolta alla sua carriera, magari imitando Giovinco al quale si ispira. Già, ma come sarebbe Insigne senza Zeman? «E’ una domanda che si fanno e mi fanno in tanti. Onestamente non lo so, perché lui è stato il mio unico allenatore, oltre quelli delle giovanili. Mi sta insegnando molto e sicuramente per chi si trova lì davanti è sempre un vantaggio giocare con una squadra a vocazione offensiva e con le occasioni che si moltiplicano nel corso della stessa partita. La mia inclinazione naturale è quella di seconda punta, nella nazionale Under 21 di Ferrara ho agito anche da esterno sinistro di centrocampo. Questi sono i ruoli che potrei coprire in un modulo diverso. Però oggi mi trovo a meraviglia nel 4-3-3 e me lo tengo stretto» . L’Oro di Napoli custodito a Pescara è un motivo di riflessione per la società abruzzese. Che infatti ha deciso: d’ora in poi mai più prestiti. Troppo doloroso il caso-Insigne. Dirsi addio non sarà facile.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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