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Insigne ha vinto il ballottaggio con Pandev

Il talento napoletano ha ormai superato a pieni voti le gerarchie di Mazzarri

Il piccolo chimico cento ne fa e altrettante ne inventa: e in quattro mesi quattro, in quel laboratorio con autorevoli ed illustri colleghi in camicie bianco, la formula magica che ha reinventato il Napoli è venuta fuori usando il cervello e la materia grigia, il talento ch’è in lui e qualche appropriazione sul presente. Ladies & gentlmen, l’Insigne «signorino» del gol s’è fatto grande: un gigante tra quei Gulliver da scudetto, l’oro di Napoli che brilla di suo e che acceca, abbaglia e intriga assai, perché il futuro è (ancora) un’icongnita ma promette assai. Napoli-Bologna, a pensarci bene, è la prima, autentica primaria dell’attacco, un one to one scatenato da quell’esplosione annunciata e però imprevedibile nei contenuti, un ballottaggio suggerito e anzi imposto dal campo, l’unico vero grande elettore del calcio.

LA STELLA DI LORENZO – Chi l’avrebbe detto, nell’agosto del 2012, dunque qualche spiffero fa? Il Pandev d’inizio stagione è un’ iradiddio , scatena il fenomeno ch’è in lui, lo porta in giro per il Mondo, prima a Pechino, poi al San Paolo con il Parma (al debutto dopo la squalifica cinese), sistema un «cucchiaino» a Buffon, abbatte Donadoni da solo guadagnando un rigore, segnando su assist di Hamsik, consegnando all’erede «designato» la palla giusta per avviare la svolta. Succede tutto così rapidamente, che quasi il macedone non è a percezione: perché quando a Genova, l’11 novembre, la caviglia cede e Insigne entra e si scatena, c’è già qualcosa nell’aria, ma….

AVVICENDAMENTO – Gioca Insigne e sembra non ci siano dubbi, né perplessità, né pretattica, né un tecnico combattuto su una scelta suggerita (anche) da san Siro: gioca quel «monello» ribelle all’ordine costituito, impermeabile persino a qualche rimprovero di troppo che gli muove Cavani, dunque libero mentalmente di osare, scugnizzo «dentro» e capace di arrivare sin dove lo trascina l’istinto, andando sistematicamente a cercare la palla a giro sull’angolo lontano o sfidando con una volée la banalità del calcio.  Gioca Insigne e Pandev sta a guardare, almeno in avvio, perché intanto i test hanno indirizzato Mazzarri a insistere su quella genialità che non si pone limiti, né si piega a condizionamenti: e in quel diavoletto che ha incanto Zeman e l’ha fatto innamorare, c’è la sintesi del fuoriclasse al quale concedersi. Gioca Insigne che con il Milan ha contribuito a far la differenza nella fase iniziale e che a Cagliari s’è calato nel ruolo della prima (e unica) punta, sapendo far reparto da solo, che con il Pescara ha sbalordito con un lancio no look per scatenare Cavani e che al Meazza, di fronte all’Inter, non s’è perduto d’animo e s’è preso l’ennesima citazione. Gioca Insigne, perché non è necessario – per ora – segnare come un anno fa, ma dimostrare la propria utilità per il Napoli, all’inseguimento di Madame. La (ennesima) notte di Lorenzo è illuminata da una stellina.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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