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Insigne-Giovinco, piccole grandi star

Al momento opportuno Lorenzinho vorrebbe colpire la Juventus

Nel loro piccolo, non s’inc…. non s’arrabbiano mai: e però, in quel metro e sessanta e qualcosina ancora, il talento che sta per essere spruzzato su una serata specialissima – part time? full time? – è l’espressione d’un made in Italy che resiste all’invasione degli stranieri con colpi di genio. Juventus o Napoli: la sfida tra titani sta per accendersi: e comunque, tra questi giganti del calcio nostrano, in un match che promette scintille, così, all’improvviso, la materia grigia abbonda e se ne può fare uso in tutte le salse, andando a raschiare nel fondo di quelle «botti» che garantiscono qualità a getto continuo. Giovinco o Insigne: nelle pieghe d’un Classico che promette emozioni a non finire, in questo testa a testa tra le nuove regine del calcio italiano, il dubbio sorge spontaneo e comunque, vada come vada, sarà un successo, tra finte, dribbling, tunnel e veroniche e una voglia di caricarsi addosso quel peso che è la maglia della propria felicità da rendere leggeri.

NAPOLI E’ – E allora, visti da vicino, o magari allo specchio c’è da restare incantati, perché entrambi cento ne fanno ed altrettanto ne pensano: e fa niente se, come viene giusto dire, gli esami non finiscono mai. Sebastian Giovinco è atomico nella resistenza che dimostra a qualsiasi sollecitazione critica: non sono bastati ventidue gol in sessantasei partite a Parma; né la scelta di Madame di riportarselo a casa scucendo un pacco di milioni di euro.

Ai primi spifferi, è ripartita la caccia allo stregone, con le controindicazioni sull’uso. Intanto, nel braccio di ferro, Insigne batte il compagno di ventura, avendo già segnato di più: e pure, solo due stagioni autentiche alle spalle, una al Foggia in Prima Divisione e un’altra al Pescara in B, per mettere assieme 37 reti, contro le trentasei rimediate dal bianconero tra Empoli, Parma e Juve.

IDENTICI – Ma il destino è identico: intanto, entrambi si sono fatti ammirare nell’Under 21; e poi, prima Giovinco (più anziano, diciamo così: venticinque anni) e poi Insigne (di recente, a Modena: ma ha appena «ventuno» anni) hanno conosciuto l’azzurro della Nazionale. Però, per entrambi, il rischio della panchina è concreto, sempre: lo è di più per Insigne, che ha davanti a sé due mostri sacri come Cavani e Pandev e sa dal primo giorno del ritiro che il suo ruolo, per il momento, è quello del terzo attaccante, praticamente il dodicesimo titolare; Giovinco ha rappresentato un investimento massiccio, deve fare a spallate con Vucinic, con Matri e con Quagliarella e non è semplice riuscire a reggere le pressioni, andando in giro con la casacca del proprio cuore e in un club che ha necessariamente bisogno di primeggiare.

DUBBI – Giovino o Insigne, alla vigilia, non si può dire, perché pure stavolta si parte all’insegna della precarietà, con tanti interrogativi intorno: la fornica atomica ha qualche chanche in più e almeno fino alle sedici del pomeriggio sognerà di esserci; Lorenzinho, che intanto sta pure per diventare papà, ha già ben chiaro i contorni della serata: si comincia standosene al fianco di Mazzarri, osservando le diavolerie dei suoi due compagni titolari. Poi, se dovesse servire, dentro: come contro il Parma, quando gli bastò un minuto e poc’altro per segnare il suo primo gol al San Paolo e con la maglietta del Napoli.  Nell’ultimo Juventus-Napoli, quello del 2-3, Giovinco ci mise il piedino, gradendo l’assist determinato dallo strafalcione di Contini. E Insigne, che non sta nella pelle di giocare la madre di tutte le partite, ha in testa un’idea meravigliosa: imitare il pollicino «bianconero», perché a questo punto sognare conviene ed è preferibile farlo in grande. «Sarebbe bello riuscire a farlo alla Juventus». Per sentirsi piccolo, grande eroe.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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