Se Afragola è la culla di Toni Servillo, un attore straordinario passato alla storia del cinema recente anche come “Il Divo” del film, Frattamaggiore, appena quattro chilometri di distanza, è invece il regno dell’antidivo. L’antidivo del calcio azzurro: Lorenzo Insigne. Una festa-gol con brindisi, cena ricca e magari discoteca? No. Il modo migliore per ricordare il coronamento di un sogno, la prima rete in serie A con la maglia della squadra del cuore, tra l’altro al San Paolo, è fare finta di niente. A chi immaginava di poter raccontare una notte di gioia e adrenalina, considerando anche i 21 anni appena compiuti, il brillante esordio in Nazionale e la notizia della paternità imminente, Lorenzo ha invece offerto un classico del repertorio: cena con la sua Jenny e qualche ora di relax in famiglia. A casa. Per riposare a dovere in vista dell’allenamento del mattino e dell’esordio in Europa League. Poi, il regalo più bello: « Sono felice per il gol ma soprattutto per Insigne, che bel Napoli! ». Parole e musica di Goran Pandev.
IL MAESTRO – E allora, via di suggestione. « Sostituire un fuoriclasse come lui è un onore. Che spettacolo di giocatore », aveva detto domenica Lorenzo del re macedone. E lui, Goran, ha ricambiato ieri mattina via Twitter con una dedica davvero speciale. Soddisfazione più grande, probabilmente, non avrebbe potuto collezionare il giovane allievo: l’incoronazione arriva direttamente dal maestro. Dal leader di un gruppo che cresce di partita in partita e che con il Parma, dopo due giornate di squalifica, ha ritrovato il genio e la grinta, la voglia pazzesca di un giocatore fondamentale. Quello che con il suo sinistro fatato può davvero spostare gli equilibri.
LA MATURITA’ – Non ha vacillato, invece, Insigne. No: campioni si diventa in primis con la testa. Il bacio del talento è palese, altro che storie, ma la crescita procede spedita soprattutto perché supportata da un senso estremo di professionalità e umiltà. Chiunque, alla sua età e nel bel mezzo di un periodo da vertigini sospeso tra il Napoli, l’Italia, un figlio e mille complimenti, potrebbe accusare un attimo di sbandamento. Chiunque, e sarebbe anche giustificato. Lui, invece, continua a dimostrare maturità.
LA RIFLESSIONE – La festa vera per il primo gol in A, quella intima e non compresa nell’ovvio carrozzone mediatico partito di gran carriera intorno al suo mondo, è andata in scena al San Paolo: in campo, all’istante, correndo verso la panchina con gli occhi luccicanti. E poi negli spogliatoi: sia dello stadio sia del centro sportivo di Castelvolturno, dove ieri chi s’aspettava un Insigne diverso dal solito, s’è invece imbattuto nel solito allievo tutto fatica e applicazione. Lavoro e basta. E poi la riflessione dopo le parole di Mazzarri che, da ottimo maestro, lo ha prima applaudito e poi anche catechizzato pubblicamente per un eccesso virtuoso decisamente evitabile (il tentato cucchiaio a Mirante). Ma Lorenzo s’era già scusato: altro segno di maturità. Poi, la promessa: pasticcini in arrivo per tutti, come tradizione impone dopo esordi e battesimi del gol.
L’EUROPA – Bene così, insomma. Tutto procede per il meglio, non resta che insistere. Non resta che continuare a studiare e osservare i campioni-colleghi e poi accumulare esperienza: quella internazionale, a livello di club dopo le passerelle con l’Under 21 e con la Nazionale di Prandelli, comincerà giovedì. Ancora a Fuorigrotta: Insigne giocherà dal primo minuto con gli svedesi dell’Aik Solna, e per lui sarà l’esordio in Europa League. L’esordio in una manifestazione europea con il Napoli. Un altro tassello di un mosaico prezioso. Talmente tanto da non avere prezzo: nessuno può stabilire i margini, e anzi Insigne stesso non ha probabilmente ben chiara la consapevolezza del suo potenziale. E Pandev? Beh, lui di talento se ne intende. E non parla mai a vanvera.
A.S.