I have a dream: «Un gol alla Juve». Sogni di bambino. Sogno di un ex bambino baciato dal talento più puro che ora è diventato uomo e calciatore, aspirante campione e simbolo di una squadra che per lui è carne e sangue. Lorenzo Insigne, l’unico napoletano del Napoli, tifoso (malato) prima ancora che giocatore, non può far altro che lasciarsi cullare dai desideri, alla vigilia della partita che per ogni singolo membro del popolo azzurro è Mamma Calcio: al San Paolo arrivano loro, i bianconeri, e lui, Lorenzo, si mette in ghingheri e si aggiusta il nodo della cravatta dell’emozione che gli stringe forte la gola. Il cuore, nel frattempo, batte a mille: tocca a lui rappresentare la città. Toccherà anche a lui provare a farla esplodere e cantare sulle ali di un sogno.
AMARI PRECEDENTI – E allora, la lunga vigilia della quarta volta di Insigne con la Juve. Riepilogo: 90 minuti da titolare, con il marchio del più vivace e pericoloso, nell’amaro 3-0 incassato all’andata a Torino; poi, a ritroso, nella stagione precedente sono stati 24 i minuti collezionati al San Paolo in occasione dell’1-1 del ritorno, e 6 quelli archiviati allo Juventus Stadium all’andata, in coda al 2-0 incassato dalla squadra che fu di Mazzarri. Stop. Null’altro da aggiungere. Se non un riscaldamento prolungato in Supercoppa, stritolato dall’afa dell’estate 2012 di Pechino, vanificato dall’epilogo carico di veleni e cartellini rossi che obbligò l’ex allenatore e rivedere l’idea di spedirlo in campo.
IL CHIODO – Insomma, a conti fatti, Insigne e la Juve si sono incrociati quattro volte, e il bilancio è da brividi: tre sconfitte e un pareggio. Urge voltare pagina e anche stravolgere totalmente il copione: se la sente, Lorenzo? «Lui ha un chiodo fisso: segnare un gol alla Juve». Parola del suo manager, Antonio Ottaiano, che a radio Crc lo ha detto senza mezzi termini. Sì, ha raccontato un chiodo che poi è un sogno, un’impresa, un fotogramma da conservare nel cuore e nella mente e magari anche in casa, in una bacheca, da allestire ad hoc al momento giusto.
CHE VETRINA – Di certo, per lui, la partita di oggi, illuminata dalle luci del San Paolo e riscaldata dalla passione del popolo azzurro, il suo popolo, è la vetrina migliore possibile in vista-Mondiale: gli occhi del ct Prandelli, e facciamo anche del mondo intero, considerando l’infinita eco mediatica di questa sfida, saranno anche su di lui. Sulle sue giocate, sul suo talento, sulle invenzioni e le idee che dovranno aiutare il Napoli e i suoi colleghi a brillare come mai nelle ultime settimane. Vale tanto davvero, la partita con la Juve, e non soltanto in termini emozionali: è fondamentale per continuare a credere nel secondo posto, blindare la Champions, guadagnare fiducia e poi esperienza quando c’è da fare sul serio. Può bastare, no?
CUORE AZZURRO – Insigne è perfettamente consapevole di tutto ciò, e a dirla tutta non è parso secondo a nessuno sotto l’aspetto della dedizione e del sacrificio: c’è da innescare le punte, si innescano le punte; c’è da correre su e giù per la fascia, si sgobba; c’è da fare anche il lavoro del terzino, no problem. A 22 anni, con il talento naturale che si ritrova, dimostrare maturità vale quanto segnare un gol. O giù di lì. Perché sia chiaro: i desideri sono il sale della vita, ed è per questo che vanno coccolati, cullati, coltivati, inseguiti, alimentati. «Ha un chiodo fisso: segnare alla Juve». Tutto chiaro: si chiama Lorenzo Insigne, è nato a Napoli ventidue anni fa, gioca nel Napoli e oggi ha tutto il diritto di sognare. E con lui un’intera città.
Fonte: Corriere dello Sport
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