Almeno quello è il pallone e ci si può scherzare, aspettandolo per prenderlo sul serio. Almeno è anno nuovo e pare (quasi) una vita nuova, perché hanno rimosso il veto e si può essere prossimi a se stessi, e correre – corricchiare – e poi accelerare – ma poco – e poi calciare, ma con giudizio, un tocco e via, come se fossero bambini, come se muovessero i primi passi, come se si chiamassero Insigne e Zuniga (citati così, in ordine alfabetico), con tutto ciò che comporta.
LORENZINO. Volare, oh oh: però lasciando da parte qualsiasi illusione, tenendo presente che la tabella ha un suo ritmo ben preciso e scadenze che non si possono discutere (almeno non adesso). Ultima partita giocata: Napoli-Fiorentina, il nove novembre del 2014, il giorno dopo l’intervento chirurgico a Roma, dunque due mesi fa e ce ne vorranno almeno altri tre per arrivare ad aprile e provarci di nuovo a fare ciò che Lorenzino sa fare benissimo e adesso un po’ manca a Benitez. Rottura del crociato anteriore del gionocchio destro: doveva succedere, perché niente e nessuno è intervenuto su Insigne, se non la sorte, che si è accanita ed ha deciso: in casi del genere, servono dalle venti alle ventiquattro alle…Ma Insigne va di fretta e si è messo a lavorare come un matto e spera di accorciare i tempi, di strappare un bel po’ di fogli dal calendario, di presentarsi in campo, pronto per contribuire alla volata finale, quando nessuno se lo aspetta. Ma questa è un’altra storia, perché con il fisico non si scherza: intanto gli hanno restituito il pallone e lui l’ha teneramente accarezzato, come se volesse simulare un tiro a «giro», come se volesse fargli sentire la propria sensibilità, come se volesse giocare.
CAMILO. Poi c’è Zuniga, che è uscito dai radar il 5 ottobre (gara contro il Torino), guarda un po’ proprio a un anno di distanza dal suo primo, interminabile stop, che si verificò all’Emirates (1 ottobre del 2013) e che si è protratto sino al Mondiale, comunque giocato dal colombiano. Tutta colpa delle cartilagini, d’un ginocchio un po’ fragile, d’una persecuzione che ormai va avanti da un pezzo e che però dovrebbe essere archiviata entro una ventina di giorni, magari una trentina, mica di più. Perché se ne sono andati, complessivamente quasi quindici mesi e di Zuniga s’è visto davvero poco (praticamente niente), e di sacrifici ne sono stati fatti, e di interventi pure e di «studi» persino e di viaggi quanti, persino uno a San Rossore per provarci con le staminali. E sfiorare quella palla, ieri, è stata un’emozione, perché in certi momenti, la voglia (matta) cresce….Un mese o giù di lì, poi si riparte.
Fonte: Corriere dello Sport
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