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Insigne e l’Italia. Napoli s’infiamma

Dopo la prova non esaltante di Giovinco potrebbe toccare al ragazzo di Frattamggiore

Il destino tricolore di Lorenzo Insigne, che martedì a Modena dovrebbe esordire dal primo minuto nella partita Italia-Malta, valida per le qualificazioni al Mondiale brasiliano 2014, gira spesso e volentieri intorno al numero 21. Sarà un caso, magari una suggestione, però i segnali sembrano abbastanza chiari: 21 sono i suoi anni e per sempre saranno quelli della prima convocazione di Prandelli; e 21 sono anche gli anni trascorsi da quando un napoletano giocatore del Napoli è sceso in campo con la Nazionale italiana (per la precisione, da titolare). Il predecessore in questione? Ciro Ferrara. Cioè l’uomo che l’ha lanciato nell’Under 21. Ventuno, ancora lui, il numero del destino nella vita improvvisamente più azzurra che mai di Lorenzo: prima la tonalità-Napoli, poi la tonalità-Italia. Un sogno che, dopo la panchina di venerdì, è pronto a entrare nel vivo. E una città intera si prepara a tifare per il Bimbo d’oro. Pardon: una città e una nazione.

ZAR CIRO – E allora, vai Insigne. Va, Insigne, verso un traguardo speciale che manca da più di quattro lustri: è lui, l’autorevole candidato all’interruzione del lunghissimo digiuno di giocatori del Napoli nati a Napoli in campo con la Nazionale. Tra l’altro dal primo minuto. L’ultima passerella, l’ultimo binomio del genere, risale al 12 ottobre 1991, Urss-Italia (0-0) giocata a Mosca e valida per le qualificazioni all’Europeo: fu Ferrara a vestire la maglia azzurra numero 2. Dopo Zenga e prima di Maldini, Baresi e Vierchowod nell’elenco della formazione scelta dall’allora commissario tecnico, Azeglio Vicini: Lorenzo aveva appena quattro mesi di vita.
LA PANCHINA – L’ultima apparizione di un napoletano del Napoli dal primo minuto, dicevamo. Anzi, l’ultima da protagonista in senso assoluto. Dopo Ferrara, che da allenatore ha lanciato Insigne nell’Under 21, toccò infatti a Paolo Cannavaro riportare il club di De Laurentiis in Nazionale, sventolando lo stendardo della città: il capitano fu convocato dal C.t. dell’epoca, Roberto Donadoni, il 13 ottobre 2007 per l’amichevole con il Sudafrica, ma quattro giorni dopo fu il solo (con Curci) a non entrare in campo neanche per un istante. Chiamata senza esordio e inizio ufficiale di un’esclusione prolungata spesso, troppo spesso inspiegabile.
IL VIAGGIO – Questa, però, è la festa di Insigne. La sua e quella di una città e di un club che attendono con ansia di ammirare un purosangue azzurro con la maglia dell’Italia. Certo, mancano ancora un po’ di allenamenti e prove tattiche, però l’idea originaria di Prandelli prevedeva proprio questa staffetta: in panchina con la Bulgaria, in campo con Malta. Lui, Lorenzo, nel frattempo lavora e non ci pensa. O almeno, fa finta di non pensarci; dribbla l’emozione e l’idea com’è abituato a fare con gli avversari in corsa. Testa libera e cuore gonfio: perché martedì a Modena, a vederlo, ci saranno anche papà Carmine e mamma Patrizia; i manager Antonio Ottaiano e Fabio Andreotti; e la deliziosa Jenny, la fidanzata in dolce attesa. Loro sono il plotone degli orgogliosi. Da Napoli, invece, l’occhio più lucido sarà quello di Giuseppe Santoro detto Peppe, il team manager di Mazzarri nonché l’uomo che l’ha scoperto e portato in azzurro nonostante una sfilza di pareri contrari.
L’AMICO – A rendere il quadro di presentazione addirittura perfetto, c’è anche l’amicizia: quella intensa con Verratti, altro bimbo prodigio della Nazionale e compagno di Insigne nel Pescara di Zeman. Ieri in B, oggi con l’Italia: i due talenti si sono ritrovati pochi mesi dopo la promozione in A e, ovviamente, sono subito ritornati compagni di stanza. Una bella storia. Che vuole diventare favola: le mani, cioè i piedi per scriverla, fremono da un po’.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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