E’ lontano dai diciotto gol realizzati a Pescara (B) e dai diciannove di Foggia (Lega Pro), in compenso, Lorenzo Insigne è cresciuto sul piano tattico, sa mettersi al servizio della squadra e quando può, prova anche la conclusione personale che in questa stagione non gli è andata sempre bene, vuoi per questione di millimetri, vuoi per la bravura dei portieri avversari (Buffon su tutti). Lo scugnizzo di Frattamaggiore è andato a bersaglio sei volte in questa stagione ma soltanto in due nelle gare di campionato. Ma Benitez è contento del rendimento di Insigne. Lo testimoniano le presenze accumulate finora: quarantacinque, in pratica quasi tutte (ha saltato solo la trasferta in casa dell’Atalanta). Gli piace il suo modo di interpretare il ruolo dell’esterno, quasi sempre a sinistra. Il tecnico spagnolo è convinto del potenziale ancora inesploso del talento cresciuto alla scuola di Zeman. Ed insiste con lui. Sa di sacrificarlo non poco nel chiedergli di partecipare anche alla fase passiva ma gli concede la massima fiducia, è prodigo di consigli con lui, lo incoraggia a ripetizione. Venti volte, l’allenatore del Napoli ha lasciato partire Insigne da titolare. E undici, le gare in cui è subentrato. L’alternanza con Mertens ha cominciato a funzionare appena il belga ha trovato la condizione atletica giusta e a campionato inoltrato. Ma Insigne non soffre il dualismo, anzi lo interpreta come uno stimolo ad impegnarsi sempre di più. La staffetta con l’ex attaccante del PSV Eindhoven ha prodotto tre vittorie su sei in campionato (di cui una fuori casa, a Firenze); due successi in Champions (con il Borussia e con l’OM in Champions); uno in Europa League ed un altro in Coppa Italia. Insigne è stato spesso protagonista anche se il suo nome non è comparso nel tabellino dei marcatori. Da applausi le sue prestazioni con il Borussia e con la Juventus. Ma decisivi sono stati anche i suoi gol sia in ambito internazionale (due alla fornazione di Klopp, uno allo Swansea) che in campionato. L’esterno, voluto fortemente da De Laurentiis nel Napoli, sta per entrare nella maturità tecnica per un calciatore: dai venticinque anni in su. Ha saputo superare brillantemente anche quella frizione che venne a crearsi con una minoranza di tifosi. Ed essendo l’unico napoletano dello spogliatoio avverte più degli altri l’importanza di vincere la Coppa Italia così come quella di chiudere in bellezza il campionato. Anche perché al Mondiale in Brasile tiene ad andare e vuole dimostrare al ct Prandelli di essere pronto anche per una ribalta così prestigiosa. Il carattere non gli manca di sicuro.
fonte: Corriere dello Sport
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