Dalla Prima Divisione alla A in una folata, come l’incredibile iperbole disegnata dal Napoli stesso. Certo, la scalata del talentuoso emulo di Del Piero è stata ancora più spedita di quella dell’originario Napoli Soccer del 2004 tornato in auge a passo di carica. Lorenzo Insigne, funambolico folletto, è adesso un patrimonio aggiunto in un Napoli che, dopo aver incendiato le tappe, vorrebbe sempre di più. Che dopo 22 anni ha rimesso nel mirino il tricolore. Una fame crescente condivisa col gioiellino di Frattamaggiore che a questa bandiera, la sua da sempre, sta provando a dare anima, core e tutte le sue risorse.
ESCALATION – Foggia, Pescara, Napoli, in un battito d’ali di colibrì, a corte di maestri come Zeman e Mazzarri, con le lusinghe di Sacchi e di tanti altri uomini che sanno e vivono di calcio. Due anni passati a conquistarsi i gradi sul campo e l’agognata maglia azzurra, a suon di gol, tunnel e svolazzi mai dettati dal caso. Ma nella bruciante esclation non s’è mai disunito e soprattutto giammai snaturato. L’imprendibile “speedy gonzales” azzurro, che Inter e Toro a suo tempo snobbarono per la statura, che il Napoli si assicurò per un pugno d’euro (1500) e la lungimiranza dell’attuale team-manager Giuseppe Santoro, è rimasto se stesso, nonostante i soliti inevitabili canti di sirene. E’ ancora e semplicemente Lorenzo Insigne, piccolo ma grande uomo, massima espressione autoctona di un azzurro mai così carico dopo le gesta di Diego, mai così vivo su tutto il pianeta. Uno dei simboli più vividi di una società tornata a pascere e crescere i suoi talenti in erba.
PUNTI FERMI – Immaginabile che adesso pensi e ripensi a quel lungo contratto quinquennale che il Napoli gli ha riconosciuto. Entrambi non stavano nella pelle. Ne conoscerà a memoria ogni parola o virgola, poiché quel lustro di azzurro messo su carta è già più di un punto fermo. E’ ora e più che mai il favoloso mondo di Lorenzo. Con il calcio a sostituire il biberon, già a quattro anni fra i pulcini dell’Olimpia Sant’Arpino, con Vincenzo Setola come primo mister, e poi a scorrazzare palla al piede nei cortili vicini alla casa di Frattamaggiore, dove vive ancora con genitori e fratelli. Punti fermi e di salutare riferimento: papà Carmine, mamma Patrizia e tre fratelli, Antonio, Roberto (per il quale ci vorrebbe un capitolo a parte) e il più piccolo Marco. Tutti, come il capofamiglia, innamorati pazzi del calcio e del Napoli.
PRESTO PAPA’ – Una casa per i genitori con i primi soldi messi da parte, ma una anche per la sua nuova famiglia. Il suo amore, Jenny, lo renderà padre in aprile, probabilmente aggiungendo più maturità a quella che c’è. Sarà il momento di lasciare la casa dei ricordi, ma ritrovando sempre, anche se con minor frequenza, la carbonara di mammà. E senza rinunciare alla collezione di occhiali da sole, assieme ai film di Salemme, Buccirosso e Siani. Sempre a Frattamaggiore, laddove tutto ebbe inizio, ma stavolta alle prese con pappine, vagiti e pannolini, ed una maglia col “24” da onorare in campo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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