Magnifico: semplicemente «magnifico». E mentre le stelle staranno a guardare, in quel San Paolo con panorama sull’Europa (League), le luci della ribalta illumineranno quel talento emerso dalla periferia d’una Napoli che ora si stropiccia gli occhi e divora con lo sguardo le movenze d’uno scugnizzo piovuto dall’alto e deciso a restare lassù, tra gli dei del calcio che ora gli stanno al fianco.
Il sobborgo della felicità di Lorenzino Insigne è la Fuorigrotta che contiene i sogni dell’adolescenza: ma stasera, in uno stadio da utilizzare come culla per lasciarsi andare tra dribbling e moine, Napoli-Aik Solna diviene l’ennesimo scatto verso la gloria, per ora afferrata in sedicesimi al volo e però tutta d’un sorso in un settembre indimenticabile, tra fiocchi (azzurri) calcistici e cicogne che volteggiano nell’aria. La notte è fatta per vagheggiare o per danzare, una finta, un tunnel, un pezzettino d’un repertorio che sembra enorme, extralarge, che va mostrato appieno e sistematicamente, per scacciare via qualsiasi ombra di pregiudizio, per sottolineare che niente nasce dal caso, men che meno che un gioiello possa germogliare tra fili d’erba.
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