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Insigne: «Abbiamo dimostrato di esserci. Secondo posto? Stagione lunga, non è ancora finita»

NAPOLI – Come non perdere mai la fiducia, nonostante una serie di cazzotti in pieno volto incassati in quattro giorni appena: l’eliminazione dall’Europa League, la sconfitta in casa, l’infortunio di Mertens e l’espulsione di Ghoulam. «Sì, ma per il secondo posto non è ancora finita». Il pugile Lorenzo Insigne esce dal proprio angolo, sputa via il paradenti e risponde tosto e carico con un bel diretto alla serie di jab, ganci e montanti che, in due partite, hanno fatto seriamente vacillare e poi finire al tappeto il Napoli. Lui è vivo: «Lo è la squadra».

LA RABBIA – E allora, il colore viola. Quello della rabbia. Quello che in una notte maledetta ha messo in evidenza la seconda sconfitta stagionale rimediata al San Paolo dopo quella con il Parma (ancora in campionato). Il periodo non è dei migliori, questo è poco ma molto sicuro, e tra l’altro affrontare un avversario come la Fiorentina in dieci, con le scorie della sfida con il Porto nelle gambe, è come attraversare un ponte tibetano. Il pericolo è costante: «Siamo dispiaciuti, e anche molto: abbiamo giocato in dieci gran parte del primo tempo e tutto il secondo, e nonostante tutto il gol è arrivato a pochi minuti dalla fine. Che peccato».

SOLTANTO FERITI – Sì, dopo un paio di errori grossolani di Matri davanti a Reina, il torero Joaquin non ha perdonato il collega spagnolo. Tutto sommato, però, il gagliardo Napoli stava tenendo botta a una squadra interamente votata all’attacco da Montella. Anche Insigne ne è convinto: «Non è un risultato positivo, è palese, però credo che la cosa più importante da sottolineare sia che, al di là dei disagi dovuti all’inferiorità numerica, la squadra abbia dimostrato di esserci. Di essere viva». Orgoglioso Lorenzo. «Sì, abbiamo dato davvero tanto, anzi abbiamo dato tutto quello che avevamo in corpo fino all’ultimo istante. Abbiamo dimostrato molto: credo che sia l’aspetto principale, e non è un caso che i tifosi siano rimasti al nostro fianco senza sosta. Li ringraziamo».

LA RINCORSA – I ringraziamenti con inchino, in realtà, non finiscono mica così: «Sì, sono anche per il presidente De Laurentiis e per Benitez: so che hanno speso parole importanti per me e per i miei compagni. Per la squadra. Fa molto piacere». Certo. Meno piacevole, invece, è guardare la classifica alla luce dell’ultimo weekend: la Roma ha vinto, il Napoli ha perso e la distanza dal secondo posto è tornata a essere di sei punti. In attesa del recupero dei giallorossi con il Parma. «E’ vero, ma la corsa non è ancora finita: il campionato non s’è mica chiuso così, con questa partita, e anzi è ancora talmente lungo che può davvero accadere di tutto. Non ci resta che attendere e stare a guardare: giochiamo, andiamo avanti e poi tireremo le somme». Tutto qua? «Beh, no: la prima cosa è cominciare a pensare immediatamente alla trasferta di Catania, perché sarà una gara decisiva, e poi continuare a lavorare». Senza paura di perdere anche il terzo posto: «Dobbiamo soltanto lavorare e giocare. Stop». Sacrosanto.

IL REDUCE – Saggio Insigne. Disegnatore di un futuro prossimo che, a questo punto, è piuttosto scritto, delineato, almeno da un punto di vista personale: l’infortunio di Mertens, infatti, esclude dai giochi e dalle turnazioni di Rafa un altro esterno almeno per Catania. Con forte rischio-Juve: tutto dipende dall’esito degli esami strumentali, però Insigne giocherà quantomeno mercoledì in Sicilia. «In bocca al lupo a Dries». Questa è l’unica risposta. La migliore. Da fuoriclasse.

Fonte: Corriere dello Sport

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