Disperatamente, tenacemente aggrappati all’ultima magia di Gokhan. Ha sbagliato tanto (diciamo pure troppo) in mezzo al campo lo svizzero: troppo nervoso, forse, certamente troppo impreciso quando c’era da ripartire, da cambiare rapidamente fronte di gioco, da innescare le punte, Cavani più di Pandev. Eppure lui, Inler, in una partita tremendamente complicata ha saputo fare la cosa più difficile e più importante: se dopo tutto il Napoli non ha visto la Juve scappare a più nove, con uno scudetto cucito già sul petto a questo punto, è tutto merito del suo bolide da oltre venticinque metri e di quel piccolo aiuto di Bonucci, un tocco impercettibile che pure ha messo fuori gioco Buffon, mica uno qualsiasi. Pari giusto, dice Inler. Forse più utile alla Juve, ma moralmente preziosissimo per dare un senso agli ultimi tre mesi di campionato. «Nel secondo tempo abbiamo creato tante occasioni per vincere, mentre nei primi 45 minuti abbiamo rischiato tantissimo. Il pareggio è giusto, guardiamo avanti. Noi non parliamo di scudetto. Abbiamo dato il massimo, ci sono ancora tantissime partite da giocare. La Juventus è una squadra fortissima», spiega Inler, quasi a voler lasciare la pressione tutta sulle spalle degli uomini di Conte. Per la serie: solo loro possono perderlo, lo scudetto.
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