Quante volte? Giorni, mesi: una passione che parte dal Bosforo e atterra sino a Castevolturno; telefonate discrete per capire; e poi aggiornamenti per verificare se qualcosa è cambiato. E’ la tenacia, è l’ostinazione, è la perseveranza del Galatasaray, che chiama a ritmo costante per cogliere novità, per provare a scuotere Gokhan Inler dal suo «no» iniziale. Il Mondiale è distrazione o anche ispirazione e in Brasile – sarà un caso – è piombato Dino Lamberti, direttamente da Cava de’ Tirreni, la città in cui vive il papà: è il manager del «turco napoletano», la coscienza d’un centrocampista ch’è rimasto prepotentemente tra i sogni del Galatasaray, intanto spintosi oltre e anche deciso – così dicono nel Mondo – a prendersi anche Hitzfeld, per accomodarlo in panchina.
CORTEGGIAMENTO. E’ una storia che vive da (almeno) un semestre, ch’è sorta all’alba del 2014 e non è mai tramontata; è un desiderio che ha scatenato il Galatasaray e che al di là del riserbo doveroso continua a scatenare interesse e ad agitare l’universo mediatico. In Turchia, è la notizia del giorno, e si sa che per diffondere un’eco serve meno d’un nanosecondo: Hitzfeld è il Ct della Svizzera prossimo al congedo, perlatro è un giovanissimo sessantacinquenne che vorrebbe starsene in santa pace, evitandosi ulteriore stress da panchina; e comunque, per ora, questa sobrietà gli viene negata: dal Mondiale, attualmente; dal Galatasary, secondo la stampa turca, che lo ritiene tormento d’un club costretto a ricostruirsi in fretta, dopo l’addio di Roberto Mancini.
LA COPPIA. E poi c’è Inler, che però c’era anche prima: due più due fa sempre quattro ed è venuta fuori, di nuovo, questa vocina che ha cominciato a spargersi. Però Inler ha scelto Napoli, ci sta da tre anni, ci vuole restare: s’è preso due coppe Italia, è riuscito a farcela nonostante i pregiudizi e quei diciotto milioni di valutazione divenuti un peso.
STA QUA. Però se poi in Brasile arriva Dino Lamberti, il procuratore da sempre del calciatore, allora a qualcuno comincia a sorgere (spontaneamente) un dubbio: e se stesse cambiando qualcosa? E se il vento fosse cambiato? E invece è una passeggiata doverosa che il manager s’è concessa per andare a salutare non solo l’assistito ma il suo amico: lui vuole Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
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