I l «re leone» ruggisce ancora: e fa niente se per una volta l’emozione viene trattenuta (faticosamente). La gioia che implode (a Pescara) è la reazione umana ad una sofferenza interiore, la rappresentazione d’uno stato d’animo messo sottosopra da cinque panchine consecutive, con quei perché cercati faticosamente nel proprio io e rimasti là.
Già, quattrocentocinquanta minuti da spettatore, con l’amarezza dentro per non riuscire ad essere se stesso, cioè Gokhan Inler, cioè il regista moderno voluto a tutti i costi dal Napoli, cioè il centrocampista preferito a Vidal per non alterare gli equilibri tattici, cioé quell’uomo mascherato presentato con i crisi del top player e poi ritrovatosi improvvisamente ai margini. Pescara-Napoli rappresenta la cartina di tornasole d’un benessere riacquisito: sei gol, tutti in una volta, un primato di cui andar fiero, ma il miglior Inler di sempre – quel goleador nascosto che in una stagione intera ha saputo segnare quanto neklle quattro annate di Udine – non è bastato per esultare. Però per scacciar via i chiacchiericci sì: non c’è mercato che tenga, ora; non ci sono sirene, né tentazioni, né rischi: c’è solo, attraverso Crc, la confessione di Dino Lamberti, il manager di Inler, che ribadisce «il desiderio forte di restare a Napoli, nonostante le avances di qualche grande club». Perché il leone è tornato re.
Già, quattrocentocinquanta minuti da spettatore, con l’amarezza dentro per non riuscire ad essere se stesso, cioè Gokhan Inler, cioè il regista moderno voluto a tutti i costi dal Napoli, cioè il centrocampista preferito a Vidal per non alterare gli equilibri tattici, cioé quell’uomo mascherato presentato con i crisi del top player e poi ritrovatosi improvvisamente ai margini. Pescara-Napoli rappresenta la cartina di tornasole d’un benessere riacquisito: sei gol, tutti in una volta, un primato di cui andar fiero, ma il miglior Inler di sempre – quel goleador nascosto che in una stagione intera ha saputo segnare quanto neklle quattro annate di Udine – non è bastato per esultare. Però per scacciar via i chiacchiericci sì: non c’è mercato che tenga, ora; non ci sono sirene, né tentazioni, né rischi: c’è solo, attraverso Crc, la confessione di Dino Lamberti, il manager di Inler, che ribadisce «il desiderio forte di restare a Napoli, nonostante le avances di qualche grande club». Perché il leone è tornato re.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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