LIVORNO – Un passo avanti e poi due indietro: perché ciò che resta, del «vecchio» caro «Ardenza» è quel senso d’impalpabile Napoli che tra il Genoa e il Livorno ha sciupato le vittorie su Milan e Sassuolo. Il pareggio sa di mezza sconfitta: e basta leggere negli occhi di Inler, ancor prima di coglierne l’amarezza delle parole, per legittimare il sospetto che ci sia una ferita sanguinante: «Perché bisogna essere più decisi, abbiamo subito un gol in un modo….». Eh già, è il modo che offende la classifica: punizione di Calaiò nel finale di lunedì scorso, poi stavolta la percussione laterale concessa Mesbah proprio mentre c’era la pausa di riflessione dell’intervallo. «Il Livorno si è chiuso molto bene ed a quel punto è stato di nuovo difficile, anzi impossibile. Ma le partite vanno archiviate prima, quando si hanno le possibilità. E noi le abbiamo avute anche adesso, come altre volte. Però….».
LA RABBIA – La Roma resta un’entità quasi astratta in lontananza, un’ombra che sfugge, nonostante rallenti e poi lasci l’opportunità di avvicinarsi. Altro che secondo posto, perché adesso l’obiettivo è blindare il terzo, tenere a distanza ragguardevole la Fiorentina, rimetterla laddove non può nuocere, aspettando lo scontro diretto in programma che cade tra tre settimane, ma proprio dopo il braccio di ferro con i giallorossi e poi lo scontro in casa del Torino. «Il campionato è ancora lungo, può succedere di tutto, ma di una cosa siamo certi: dobbiamo crescere, dobbiamo avere la lucidità per segnare, quando si arriva davanti alla porta. Dobbiamo essere decisi, insomma. Noi alla sfida di domenica prossima volevamo presentarci nel miglior modo possibile, dunque avvicinandola; però adesso bisogna ritrovarsi, sapere che è una chanches da non sprecare, in alcun modo» . E poc’importa che ci sia stata l’Europa League, che ora si potrà dibattere sulla dimensione internazionale: « Perché in quel caso se ti qualifichi sei bravo» . E ora, la qualificazione che vale, è quella per la Champions…
L’ORGOGLIO – Però queste sono piaghe che si notano: il Livorno e prima il Genoa, il Chievo e prima il Bologna e poi via via un bel po’ di crediti bruciati, attraverso un’involuzione ch’è ciclica e che si riproprone ogni volta che dall’altra parte c’è una provinciale. E altro ancora, verrebbe da dire, però no, perché ad Inler che sia mancato Higuain non dà l’impressione di rappresentare un alibi, non ora che è appena finita, che è andata male, che c’è scoramento intorno: «Chi va in campo dà il massimo e noi l’abbiamo dato, ma non basta, evidentemente no. E’ vero che ci sono tante partite a disposizione e che la fine della stagione è ancora lontana, è vero che dobbiamo guardare avanti e crescere, è vero che bisogna pensare ad un match per volta, però è anche vero che ci sono partite che dobbiamo fare nostre. Noi abbiamo fatto girare il pallone, loro erano bravi nel coprirsi, ma a noi le opportunità per riuscire a prendere i tre punti sono capitate e già nel primo tempo dovevamo sfruttarla». Perché altrimenti, tra un passo avanti e due indietro, il gambero rimane impigliato nel nulla.
Fonte: Corriere dello Sport
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