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Inler: “A Mazzarri non faremo regali. A Milano andiamo a vincere”

Lacrime: toscane, svizzere, napoletane e poi, giocandoci un po’ su, anche modello coccodrillo. Perché se Gokhan Inler ripensa al momento dei saluti con Walter Mazzarri, beh, non può che raccontare “dispiacere e silenzi”, ma poi basta un istante per far emergere impietosa la freddezza del professionista affamato: «A Milano? Andiamo per vincere».

Walter e Rafa. E allora, il secondo incontro dopo quello del San Paolo. La riunione tra vecchi amici – quasi tutti – che andrà in scena sabato a San Siro con l’Inter del grande ex. Inler, che con Mazzarri ha vissuto quasi due intere stagioni da titolare inamovibile, eccezion fatta per l’ultima parte del campionato precedente, è un sentimentale che, però, seduto sul divano “In casa Napoli”, davanti alle telecamere e ai microfoni di +N, non fa sconti a nessuno. «Che effetto mi fa ritrovarlo? Beh, Mazzarri ha fatto bene da queste parti, ma ora c’è Benitez: è lui il nostro allenatore, e a Milano andremo per vincere».

Il ricordo. Spietato? Ma no, soltanto sincero. E anche interamente concentrato sul finale di una stagione che potrebbe regalare a lui e alla squadra, al club e al popolo, la seconda Coppa Italia dopo quella conquistata proprio con Mazzarri nel 2012. A Roma. Che, guarda caso, un anno fa prestò anche la scena per il saluto commovente in uno spogliatoio stracolmo di emozione. «Sì, l’anno scorso ci comunicò la sua decisione di non continuare con il Napoli proprio all’Olimpico, dopo l’ultima di campionato con la Roma: ci disse che sarebbe andato via e pianse? E per noi fu chiaro all’istante che si trattava di una decisione irrevocabile. Definitiva. Eravamo tutti in silenzio, dispiaciuti?».
C’est la vie. Sabato, però, «vogliamo vincere. Dopo la partita, poi, ci saluteremo. E’ ovvio» . Qua la mano e niente rancori.

Il test. Non sarà una partita qualsiasi, è palese, però al di là di ogni contaminazione sentimentale, il Napoli dovrà dimostrare di essere in palla, pimpante e sul pezzo essenzialmente per un altro motivo: quello di San Siro con l’Inter sarà l’ultimo test di avvicinamento alla finale con la Fiorentina. Altro che storie strappalacrime e ricordi struggenti: la piega dovrà essere seria, serissima, per motivazioni di carattere utilitaristico. « Sì, è vero, proprio così: dovremo preparare quanto meglio possibile la sfida di Milano proprio per arrivare alla partita di Coppa Italia al top della condizione».

L’equilibrio. La consapevolezza di Inler è un ottimo viatico. Il migliore possibile. E d’accordo anche precisare certe cose, fa parte del gioco e testimonia la bontà delle intenzioni: «La finale è una priorità, sicuro, però non dovremo commettere l’errore di pensare da subito alla sfida con la Fiorentina».
Sarebbe umano. Anzi lo è. «Come sempre, dovremo ragionare partita dopo partita: cominciamo a vincere con l’Inter e chiudiamo al meglio la stagione, anche perché abbiamo già lasciato troppi punti per strada».
Lo spunto per una disamina tattica fondamentale, soprattutto in chiave-coppa e anche futura, è servito: «Possiamo migliorare cercando di dare più equilibrio alla squadra, considerando che produciamo molte occasioni ma a volte lasciamo spazi dietro. Comunque, non è facile: attaccano in quattro e magari sono troppo stanchi per rientrare. Dobbiamo imparare a crescere tutti insieme».

Uno per tutti. Lo ha spiegato anche Rafa. « Sì, Benitez guardava avanti già dopo la partita con l’Udinese, ed è una cosa che ci regala sicurezza: ci ha detto che non dobbiamo mollare finché il campionato non è finito, e che fino a quando ci sarà la possibilità dovremo provare a migliorare».

Traguardo. Il 3 maggio dell’Olimpico di Roma la finalissima contro la squadra di Montella, comunque, resta il vero, grande traguardo: «Vogliamo portare la coppa a Napoli e dobbiamo crederci tutti, restando uniti: è importante la squadra, non il singolo. La mentalità giusta deve essere: chi gioca deve dare il massimo». Inler il moschettiere.

Fonte: Corriere dello Sport
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