La felicità è un attimo, una bolla vaporosa con tre punti d’oro; ma la malinconia è un tormento esistenziale che t’accompagna e ti lascia con il naso all’insù, aspettando che parlino i medici e che gli esami strumentali dicano cosa voglia dire «forte distorsione, con sospetto interessamento del crociato e del menisco». Si saprà stamani, trattenendo il fiato, però la smorfia e le lacrime di Insigne qualcosa suggeriscono e magari, vabbé, sarà stato quel momento…
PAURA. Però è abbastanza tutto molto chiaro, sin dal momento in cui Insigne plana sul terreno, dopo aver cercato di saltare un avversario: c’è la sorte che interviene, in quel caso, perché non c’è contatto ma l’impatto con il terreno di gioco, la caviglia che s’impianta nel terreno, il ginocchio destro che fa una torsione un po’ strana, non innaturale ma neanche composta, e l’urlo è percepibile. «Dottò mi fa male, mi fa molto male». E’ inutile provare ad anestetizzare quella gamba che l’ha abbandonato, perché la sua partita sta finendo lì e magari anche un pezzetto di stagione se ne sta andando: se ne è andata, intanto, la Nazionale, che ormai era sua, perché Conte l’aveva lasciato intuire e lui lo aveva capito a Castelvolturno, nell’incontro a quattro occhi con il Ct. E invece, Firenze che doveva rappresentare la tappa d’una gioia intimistica, diventa la disperazione da combattere sino a quando non ci sarà una Tac a scongiurare ciò che pare galleggi nell’aria.
SORRISO AMARO. L’estasi è una sensazione passeggera che il Napoli vive in campo, al minuto novantaquattro, quando Valeri fischia e il terzo posto è divenuta realtà, una soddisfazione effimera assai che Benitez liquida con lo sguardo perso nel vuoto. «Io vivo alla giornata e la vittoria ci dà soddisfazione e tre punti che aiutano. Sappiamo di essere forti, di saper giocare, di poterlo fare bene attraverso il possesso palla… Ma….». Ma ora è il momento del tormento, perché nello spogliatoio la prima domanda è su Insigne e l’espressione vaga, sconcertata, sa quasi di referto medico: «Ci spiace per Lorenzo, ma aspettiamo i riscontri strumentali». Aspetteranno stamattina, a Castelvolturno, però alla Clinica Pinetamare, ed è una sentenza, qualsiasi cosa emerga: per ora, sono impressioni ed anche un po’ di terrore, da dominare in volo con i compagni, per provare a gustarsi quel terzo posto ch’è anche suo. De Laurentiis, ieri sera, su twitter, ha lanciato un messaggio a Insigne: «Spero torni presto».
ZUNIGA RICOVERATO. La maledizione del rinnovo, verrebbe da pensarla, ma questa è semplice scaramanzia allo stato puro: perché un anno fa, primo ottobre, è capitato anche a Zuniga di firmare il contratto (alla vigilia della gara dell’Emirates con l’Arsenal) e di doversi rassegnare al peggio subito dopo quella gara. Intanto Zuniga è a Pisa, alla clinica «San Rossore», per essere visitato dal professor Castellacci e cercare una soluzione che non sia l’intervento. Mentre Insigne, che sigla ufficialmente l’accordo trovato in tempi non sospetti, si lega al Napoli fino al 2019 non ha manco il tempo d’un cin-cin, di un brindisi anche per la Nazionale e per quelle prestazioni che sottolineano la (ri)esplosione del talento: ma deve arrendersi, piangere a dirotto, soffrire e ascoltare il medico che lo rimanda ad oggi per capire cosa realmente voglia dire «forte distorsione, con sospetto interessamento del crociato e del menisco». Quale allegria…
Fonte: Corriere dello Sport
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