Claudio Latte è dirigente ortopedico al Loreto Mare, «ospedale di frontiera», dove l’accesso di pazienti con ossa rotte, contusioni e ferite di varia natura è senza soluzione di continuità. Grande, dunque, l’esperienza dei medici dei reparti di emergenza.
Dottore, l’azzurro Hamsik ha riportato una contusione al piede sinistro che ha causato un edema sull’osso del secondo dito e una nevrite del quarto dito dello stesso piede. È accaduto oltre un mese fa. Ora è pronto a tornare in campo. Come mai tanto tempo per guarire?
«Contrariamente a quanto noi riteniamo, esistono delle microlesioni scheletriche che anche se non documentabili radiologicamente creano delle alterazioni tali da rendere molto doloroso l’appoggio e la deambulazione. Nel caso di un atleta, come il calciatore in questione, che utilizza il piede per saltare, correre, calciare, è ovvio che le sollecitazioni dell’osso infiammato possono creare dei disturbi sia nell’appoggio sia nella stessa corsa».
E se l’atleta «recupera» prima del tempo di guarigione?
«Può verificarsi l’infiammazione delle parti molli circostanti l’edema. E questo giustificherebbe una nevrite secondaria, come pare abbia subito il calciatore Hamsik».
Come si cura questo tipo di incidente?
«Non esiste una terapia specifica tranne il riposo e l’uso di farmaci antinfiammatori che vanno associate a terapie fisiche locali».
Che intende per terapie fisiche locali?
«Terapie strumentali. Come l’elettroterapia a scopo antalgico, la magnetorterapia. Si tratta di interventi finalizzati ad evitare il dolore. Ma bisogna, come detto, soprattutto rispettare i tempi necessari per una guarigione sia dello scheletro che delle parti molli circostanti».
E se scende in campo prima?
«A parte la difficoltà nella corsa e nel calciare, subentra il pericolo che si possano assumere posizioni antalgiche che fanno ulteriormente infiammare il tessuto nervoso circostante. Credo che la storia dell’infortunio di Hamsik sia legata a due episodi indipendenti l’uno dall’altro. Insomma il calciatore subì dapprima un infortunio al piede sinistro. Successivamente subì un secondo infortunio su un arto convalescente. Un nuovo trauma, dunque. Ma quale sia il prevalente tra i due traumi, lo possono solo sapere i medici del Napoli».
Fonte: Il Mattino
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