Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha parlato a Sky Sport in occasione dei Globe Soccer Awards 2019, direttamente da Abu Dhabi: “Gli episodi razzisti come quello di Koulibaly si combattono continuando a lavorare. La mia prima reazione da presidente della FIFA è stata tristezza, sdegno e solidarietà verso il calciatore. Io stesso avevo proposto una donna senegalese come segretario generale della FIFA. Bisogna far passare un messaggio chiaro con atti concreti. E bisogna farlo continuamente. Queste cose vanno condannate con la massima severità, ma devono anche stimolare i dirigenti del calcio ad abbassare un po’ i toni, perché questa aggressività che c’è in giro è dovuto anche a toni non proprio consoni. Il calcio è un mondo aperto e razzismo e violenza non devono avere spazio. Inconcepibile la scomparsa di una persona prima di Inter-Napoli. Vanno cambiate le leggi, bisogna cercare le persone violente e farle uscire dal calcio. Non sono migliaia come si vuol far credere, neanche centinaia, ma decine e bisogna isolarle. Ci vuole la collaborazione delle autorità e delle società che in questo senso possono aiutare. Il Mondiale per Club a oggi non coinvolge il grande pubblico, così come può fare il Mondiale per Nazionali. Non richiama l’attenzione. Creeremo un bell’evento con 24 squadre da tutto il mondo che possano competere in due settimane per il titolo, decideremo ogni quanto farlo, speriamo di trovare una soluzione e tutti gli appoggi necessari, alcuni sono favorevoli e altri contrari al momento. Stiamo valutando se ampliare il Mondiale del 2022 a 48 squadre, ma solo in Qatar è difficile, magari coinvolgendo qualche paese in più che ha le infrastrutture necessarie. Il VAR è un’evoluzione, qualcosa che fa bene al calcio, che dà più giustizia. Non esistono più i gol in fuorigioco, così come gli errori gravi, sono diventati molto molto pochi. Le discussioni ci saranno sempre finché le regole permetteranno l’interpretazione degli arbitri, ma guardiamo dove eravamo due anni fa e dove siamo fatti oggi. Cerchiamo sempre di guardare il bicchiere sempre mezzo pieno“.
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