I fatti di sabato scorso, la cronaca, le ricostruzioni, l’analisi che n’è stata fatta confermano una volta in più che il nostro è un paese straccione, in cui i mali si moltiplicano come metastasi e le cure si affievoliscono.
Nell’epoca del digitale, del “real time”, del globale, ci pretendiamo più consapevoli, più informati, più liberi ed invece ci scopriamo sempre meno capaci di capire la realtà in cui viviamo. Abbiamo accesso a milioni d’informazioni ma non siamo più capaci di maturare un’opinione.
Di quanto accaduto si è saputo (o voluto?!) solo scandalizzarsi dei fischi all’inno e della “trattativa” con la curva (trattativa, questa sì, che non c’è mai stata. La decisione, per altro doverosa in quella situazione, l’ha presa la questura).
Per mediocrità e/o opportunismo i Media hanno cercato e dato in pasto alla pubblica opinione il capro espiatorio, la causa di ogni male: Genny ‘a carogna (siamo diventati mediocri anche come “sceneggiatori”).
Quando si vuole mentire è facile soffiare sul fuoco della paura e dell’indignazione. Ancora più facile se si può utilizzare il cliché del criminale (lo è davvero? Com’è entrato allo stadio? In Italia i criminali possono girare liberamente per strada, andar allo stadio o, meglio, per centri di cura e studi televisivi?!) e di una città “sole e camorra”.
Ancora una volta si è voluto far passare l’idea che il calcio sia il male del nostro paese, fingendo di non vedere che invece è solo un effetto dell’impoverimento, materiale ed umano, che lo affligge da troppo tempo.
Ci si è dimenticati di un agguato premeditato da un gruppo di pseudo tifosi – da sempre legati all’eversione di destra e attivi in quella zona della città – delle responsabilità di chi non l’ha evitato e delle cause che l’hanno favorito.
Intanto in ospedale un ragazzo combatte per la vita perchè sparato dalla miseria di un uomo, mentre sonnacchiosi accettiamo che si applauda agli aguzzini di un ragazzo pestato a morte da criminali in divisa. Strano sentimento l’indignazione, la teniamo in tasca e la tiriamo fuori quando il nostro desiderio di assoluzione dalle nostre colpe è più forte della nostra vergogna.
Moriamo un po’ ogni giorno e lo facciamo barattando diritti con un piatti di lenticchie (di marca scadente, 80 euro lordi), sempre più “poveri” ed ignoranti. Ma va tutto bene, anche questa volta non è nostra la carogna che scorre lungo il fiume…
Pompilio Salerno
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