La croce celtica sulle maglie di una squadra di calcio. La notizia aveva fatto il giro d’Italia già il 28 ottobre, quando a denunciare il caso erano stati alcuni esponenti politici dei Verdi e del Partito democratico: ora, per capirne di più e per approfondire se dietro quel simbolo impresso sulle casacche dello «Sporting Vitulazio», team che fa capo all’associazione «Uomo Nuovo Napoli» – si muove la Procura federale della Federazione italiana gioco calcio.
Fraintendimento, coincidenza o che cos’altro si cela dietro quella croce affiancata da caratteri gotici di questa semisconosciuta squadra che milita in una serie minore (seconda categoria) e che sul proprio campetto di calcio – nella zona del centro storico di Napoli del «Mercato» – esibisce striscioni poco edificanti, come quello che recita «Boia chi molla?». Sarà il procuratore federale Stefano Palazzi a valutarlo. Fatto sta che la vicenda – da semigrottesca che era – comincia ad assumere contorni davvero inquietanti: non solo per quello striscione «Boia chi molla», ma anche per i risvolti di carattere giudiziario che implica, dal momento che ieri mattina il presidente dello Sporting Vitulazio-Uomo Nuovo, Nicola Trisciuoglio, ha deciso di passare all’offensiva. Accompagnato dai suoi legali di fiducia, si è presentato presso gli uffici della Procura di Napoli per presentare un esposto contro – si legge testualmente – «complottisti e mentitori» che a suo dire infangherebbero l’onorabilità del club.
Ora entrano in azione gli 007 della procura federale della Figc. Il procuratore Palazzi intende capire se dietro l’esposizione di quei simboli possa nascondersi una matrice d’ispirazione fascista-nazista: accusa, questa, subito smentita dai vertici del club i quali insistono invece sulla matrice cattolica del simbolo, ricordando che i ragazzi che militano nella squadra di seconda categoria sono impegnati anche nel sociale. Tra questi impegni figura anche – come si può peraltro notare dalle pagine di Facebook di alcuni calciatori – il recupero degli ex detenuti, che si chiama – appunto – «Movimento detenuti ed ex detenuti Uomo Nuovo», il cui motto recita testualmente: «Uomini nuovi… per un mondo nuovo …per una teologia del gioco del calcio».
La scorsa settimana – quando il caso era stato sollevato in seguito ad una denuncia del commissario regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli e del consigliere provinciale del Pd Livio Falcone – i vertici societari della squadra «Sporting Vitulazio» (che porta il nome di un Comune del Casertano, ma che con quel paese non ha nulla a che fare) si erano affrettati a giustificarsi sostenendo che il simbolo sulle magliette non richiamava affatto nostalgie nazi-fasciste. «È solo la croce benedettina, non facciamo politica, noi vogliamo giocare e basta». Era solo l’inizio della «guerra delle croci».
C’è un’ultima appendice a tutta questa vicenda: quella relativa al nome della società sulla quale si concentrano ora i riflettori della Procura federale. Già, perché, come detto, pur chiamandosi «Sporting Vitulazio», il club che milita in seconda categoria gioca a Napoli ed è gestito da napoletani. Di qui la sottolineatura dei cittadini del Comune casertano, che sul loro sito internet sottolineano di non avere nulla a che vedere con questa vicenda.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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