Inchiesta sulle rapine, vittima anche Aronica

Quattro episodi, un solo fascicolo investigativo. Storie diverse, dinamiche apparentemente differenti, spazi e tempi da tenere distinti gli uni dagli altri. Eppure c’è un motivo conduttore fin troppo evidente, un «elemento unificatore», che rende quasi scontato un discorso d’insieme: quattro episodi tra furti e rapine a danno di calciatori del Napoli o dei loro più stretti congiunti. Storie apparentemente slegate – come chiariscono il questore Luigi Merolla e il procuratore Giovandomenico Lepore -, ma il fascicolo è unico, si va avanti con una inchiesta unitaria.
Al lavoro il pm Stefano Capuano, magistrato in forza al pool sicurezza urbana coordinato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, lo stesso che ieri ha ottenuto arresti e sequestri a carico di presunti bagarini-falsari. Ci sono quattro episodi nell’inchiesta aperta ieri mattina dalla Procura di Napoli, si lavora a ritroso: si va dalla rapina subita la notte tra sabato e domenica scorsi da lady Lavezzi (che ieri pomeriggio ha presentato denuncia al commissariato di Posillipo), poi agli altri tre episodi che hanno visto vittima calciatori e parenti di calciatori.
Agli atti – ormai è storia nota – ci sono la recente rapina subita dalla moglie di Hamsik, il furto in casa di Cavani dello scorso ottobre e un altro caso su cui si indaga da qualche mese, anche se finora non ancora venuto alla luce: si tratta del furto dell’auto di Salvatore Aronica, puntualmente denunciato qualche mese fa e destinato a finire spedito nello stesso fascicolo del pm Capuano. Quattro casi, una sola inchiesta, con tutti i distinguo del caso. Chiaro il ragionamento del questore Luigi Merolla: «Non esiste un disegno criminoso nei confronti del calcio Napoli, né nei confronti dei suoi esponenti». Poi, ancora da via Medina inviti a non affrettare conclusioni: «Quanto accaduto ad alcuni calciatori del Napoli è solo una coincidenza, non abbiamo alcun elemento per affermare che vi sia una correlazione fra gli episodi agli atti», ha poi aggiunto la portavoce del questore Luigi Merolla, Valeria Moffa. «Si tratta – spiega il funzionario – di fatti diversi, avvenuti in luoghi diversi e relativi a tipologie di reati completamente diverse l’una dalle altre. Ciò che è accaduto a Cavani ed alle signore Hamsik e Lavezzi poteva accadere a chiunque ed in qualunque altra parte di Napoli o di altre città». Dello stesso avviso il procuratore Giovandomenico Lepore, che chiarisce che non esistono elementi per ipotizzare «l’esistenza di un ricatto a carico del Napoli». Intanto, si lavora sulla denuncia di Yanina Screpante, la fotomodella 25enne vittima della rapina di sabato notte. Anche in commissariato, la donna è apparsa ancora sotto choc, ma ha offerto agli agenti di Posillipo una versione molto simile a quella messa in rete nell’immediatezza del fatto. Via Petrarca, nei pressi di una pompa di benzina, intorno all’una di notte. In auto assieme a una persona di sua conoscenza, i due avevano accostato per il rifornimento di benzina, quando sono entrati in azione i due malviventi: «Uno dei due ha estratto la pistola e poi mi ha strappato il Rolex», ha confermato la compagna di Lavezzi. Poi, ancora pochi particolari messi a disposizione degli inquirenti, quando le sono state mostrate foto di specialisti nei raid predatori. Probabile a questo punto approfondimenti investigativi, dall’analisi di eventuali filmati di telecamere in zona (tra cui anche quella del distributore di benzina), all’interrogatorio di Yanina Screpante e del suo accompagnatore per ricavare una ricostruzione più nitida della rapina di via Petrarca. Inchiesta d’insieme, nessuna volontà di inseguire ipotesi ad effetto, ma il tentativo di ragionare sui quattro colpi che nel giro di poche settimane hanno reso improvvisamente inospitale il capoluogo napoletano per gli assi del Napoli.

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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