La giustizia sportiva si interessa del Napoli dando improvvisamente corpo ai timori dei tifosi. Oggi pomeriggio in Procura federale è il giorno delle audizioni di Gianluca Grava, Paolo Cannavaro, Walter Mazzarri e Matteo Gianello. Solo Gianello compare nelle vesti di indagato. Gli altri due azzurri sono testimoni, mentre il tecnico addirittura marginalmente interessato: gli viene imputata una frase («Se a fine campionato a due squadre serve un pareggio, difficilmente c’è un risultato differente. Una regola sportiva non scritta») che addirittura Platini, presidente dell’Uefa, ha ripetuto più volte, l’ultima ai recenti Europei.
Davanti agli 007 della Procura Figc si parlerà soprattutto di Sampdoria-Napoli del 16 maggio del 2010 e conclusa con la vittoria dei liguri per 1-0, con rete di Pazzini: per la giustizia penale, che ha archiviato l’inchiesta alla fine di maggio, non c’è alcun reato da attribuire al club azzurro e ai suoi giocatori.
Per quella partita ci sarebbe stato un tentativo di combine. Un tentativo fallito. L’avrebbe ammesso proprio Gianello (all’epoca terzo portiere, a Marassi non era nemmeno in panchina) ai magistrati della Procura di Napoli, guidati dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo. Gianello nel suo interrogatorio cita come «mandanti» del tentato aggiustamento tre ex calciatori coinvolti nell’inchiesta di un’altra Procura, quella di Cremona: Silvio Giusti e i fratelli Michele e Federico Cossato. «Giusti mi prospettò la possibilità di ricompensare i compagni che avessero aderito alla richiesta di far vincere la Samp con del denaro», raccontò l’estremo difensore. Silvio Giusti, però, ieri negli uffici federali ha fatto scena muta.
L’ex del Chievo Verona e amico di Gianello, preferisce risolvere prima l’aspetto penale della vicenda. «Non ha rilasciato alcuna dichiarazione in attesa degli esiti del procedimento penale – ha spiegato al termine dell’audizione l’avvocato Postiglione – Ci auguriamo che la sua posizione possa essere archiviata presto. Abbiamo lasciato una memoria in cui si spiega la situazione».
Con il silenzio di Giusti, e con Michele Cossato (coinvolto nella vicenda come membro del gruppo di scommettitori ”veronesi”) che non si è palesato negli uffici di via Po, assume ancor di più importanza il confronto a distanza di domani. Ai pm, infatti, l’ex terzo portiere del Napoli non solo ha ammesso l’offerta, ma anche di aver cercato di convincere alcuni suoi compagni a partecipare alla combine. Oggi Gianello deciderà se smentire o confermare quanto detto ai pm.
Nelle 40 pagine che il pool diretto dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo il tentativo – presunto – di illecito non è un reato. Per la giustizia sportiva invece sì. E il Napoli, uscito completamente pulito dall’indagine della Procura, rischia il deferimento da parte di quella sportiva. Oggi Gianello (assistito dall’avvocato Vincenzo Maria Siniscalchi) racconterà la sua versione di quello che è accaduto prima della gara di Marassi. Paolo Cannavaro (accompagnato dall’avvocato Mattia Grassani) e Gianluca Grava (assistito dall’avvocato Luciano Ruggiero Malagnini) spiegheranno la loro verità. I due, sdegnati, hanno smentito la ricostruzione di Gianello: «Non è vero nulla».
Il Napoli, per la procura sportiva, rischia di essere tirato in ballo per responsabilità oggettiva: potenzialmente potrebbe scattare il deferimento per il tentativo di combine «confessato» dal suo ex tesserato. Cannavaro e Grava rischiano una squalifica di sei mesi «per omessa denuncia»: avrebbero dovuto immediatamente informare gli inquirenti sportivi.
Walter Mazzarri, che comparirà al cospetto di Stefano Palazzi verso le 15, dovrà raccontare il clima della vigilia di quella gara. L’allenatore azzurro ha definito Gianello un professionista «leggero» per la scarsa propensione agli allenamenti. Ma il tecnico dovrebbe rispondere anche delle parole con cui definì, davanti alla procura di Napoli, l’1-1 con l’Inter del maggio 2011 il «frutto di una legge non scritta». Inevitabile che l’inchiesta interessi tiri in ballo dunque anche il club.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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