Per risolvere il problema degli impianti l’assessore Pina Tommasielli chiede aiuto a federazioni e società perché facciano pressione su Regione e Coni. Lo scorso 15 dicembre è scaduto il termine per la restituzione delle piscine (ex legge 219) dal Coni all’assessorato allo sport del Comune. In Consiglio comunale giace la delibera presentata dall’assessore bocciata dalla commissione sport perché «tecnicamente sbagliata» e il Coni non ha aderito alla richiesta di una ulteriore proroga fatta dall’assessore. Situazione ferma e piuttosto ingarbugliata: ci s’incolpa l’un l’altro, tracciando la via della risoluzione in cui ad intervenire in maniera risolutoria dovrà essere l’altro e mai se stesso. La Tommasielli ha convocato le federazioni sportive e le società interessate al problema delle piscine come delle palestre «per fare chiarezza, in modo che tutti sappiano come effettivamente stiano le cose. Le strade da percorrere sono due: l’approvazione della legge regionale sullo sport, che mi risulta già approvata in commissione, che ancora deve giungere al vaglio della giunta e poi del consiglio per divenire legge e che ci consentirebbe (art. 20 e 21) di affidare direttamente alle federazione, e queste alle società loro affiliate più meritevoli, gli impianti. L’altra strada: far pressione sul Coni perché conceda la proroga necessaria per terminare la stagione sportiva e nel contempo ci consente di rielaborare la delibera con le schede tecniche corrette e portare in gara gli impianti. Noi comunque ci poniamo come ultimo termine il primo aprile per decidere quale strada percorrere, nel contempo elaboreremo tutta la documentazione per le nuove gare. Abbiamo fatto richiesta al Coni di sanare la posizione debitoria nei nostri confronti che è pari a 302.000 euro».
Si è aperto un dibattito al quale hanno partecipato anche i consiglieri comunali Gennaro Esposito e David Lebro: «È necessario che venga ritirata la delibera giacente in Consiglio e che se ne faccia una nuova con annesso il piano industriale». Alla dichiarazione dell’assessore («gli impianti 219 sono stati creati per il sociale») numerosi rappresentanti di federazioni e società hanno fatto notare che «lo sport è attività sociale e ne sono esempio i numerosi progetti realizzati e in programma, inoltre da 15 anni garantiamo la perfetta funzionalità degli impianti». E ancora: «Ottenuta la proroga, poi come saremo tutelati noi società sportive nei confronti di privati che hanno ben altri scopi che far sport?». Chiede ad esempio Barbara D’Amiano, che gestisce l’impianto di Scampia: «Per rimettere in sesto la nostra piscina, priva da sempre di manutenzione straordinaria, occorrono 750.000 euro. Chi darà la copertura?». Una delle tante domande che attendono risposte.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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