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Impianti di proprietà e diverso rapporto tra club e tifosi

Non avere gli stadi di proprietà sta incidendo sui bilanci dei club

Stadi, croce e delizia. Maurizio Beretta ha detto che la mancanza di impianti moderni e confortevoli sta incidendo in maniera decisiva sui bilanci dei club. Ha ragione, il presidente della Lega e per rendersene conto basta dare un’occhiata allo studio che sui venti migliori club europei ogni anno elabora la Deloitte. L’Italia è sistematicamente indietro nei ricavi da stadio e dato che il business delle televisioni è ormai «maturo» (molti dirigenti cominciano a temere che il futuro sarà caratterizzato da qualche sacrificio su questo fronte), l’unica possibilità per incrementare i ricavi può venire soltanto dagli impianti di proprietà. Ma poco si è mosso in questi anni, con una legge che è parsa sempre vicina al traguardo per finire, poi, nell’inceneritore della conclusione anticipata della legislatura. Il futuro resta molto incerto. Ma se anche questo provvedimento riuscisse a vedere la luce, resterebbe aperta la questione sollevata ieri da De Laurentiis, il rapporto con i tifosi, soprattutto con le frange più calde perché, poi, la questione è la gestione dell’impianto. 

PREVENZIONE – E’ evidente che stadi di proprietà, senza protezioni intorno al terreno di gioco impongono un innalzamento della prevenzione. Insomma, quella valutazione a priori a cui fa riferimento il presidente del Napoli, per garantire non solo un rapporto più proficuo tra club e tifoseria, ma anche una gestione della sicurezza più rilassata e meno «militarizzata». Negli ultimi anni la situazione è decisamente migliorata, almeno questo dicono i dati forniti anche ieri, nel corso del convegno della Lega Pro, dal Viminale. Ma è chiaro che gli stadi nuovi reclamano comportamenti e atteggiamenti nuovi. E, d’altro canto, questo è un lavoro che è stato fatto anche in Inghilterra. Come poi questa gestione, questo rapporto con le tifoserie, questa prevenzione possa articolarsi nel concreto, è tutto da stabilire. Certo è che gli stadi di nuova generazione devono migliorare da tutti i punti di vista il godimento dello spettacolo. 
CURVE – De Laurentiis, ad esempio, ha una idea molto personale dei nuovi impianti. A suo parere, le curve non dovrebbero esistere perché, comunque, da quei posti la partita si vede male (anche se appare un po’ complicato costruire un impianto in cui il terreno di gioco sia una sorta di corridoio tra due gradinate). Gli stadi, in ogni caso, restano la grande scommessa del calcio italiano. Una scommessa al momento vinta soltanto dalla Juventus. Il tempo, nel frattempo, passa e la necessità di trovare nuove fonti di finanziamento diventa sempre più urgente. L’Italia è un Paese che a volte appare disinteressato alle infrastrutture. Eppure fanno la differenza. Anche nel pallone. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

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