Ciro Immobile, attaccante della Lazio, è stato intervistato dal Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla redazione di IamNaples.it:
“Io e mio fratello, pur di giocare, raccoglievamo tutti i giornali e facevamo una sfera che “chiudevamo” con lo scotch. . Poi ovviamente sulle pareti poster della Nazionale e della Juventus, perché noi eravamo juventini, da piccoli”.
Sfondare nella Juventus? Stavo facendo bene l’anno di Pescara e potevo avere l’occasione di ritornare. Poi anche in seguito, quando sono andato al Genoa, a gennaio c’era l’opportunità perché Conte aveva bisogno di un attaccante, solo che la dirigenza rossoblù non ha accettato e quindi ho perso l’occasione. Poi ho giocato nel Torino, lì sono diventato il capocannoniere, e stare nella stessa città ma cambiare maglia sarebbe stato complicato quindi sia io che la Juventus abbiamo preso strade diverse”.
Quest’anno la definitiva consacrazione con la Lazio? Anche con il Torino mi sono trovato bene. Ventura mi ha lanciato nel calcio vero, quello della serie A. Venivo dal Genoa, dove avevo fatto male, e Ventura, fin dall’inizio, mi ha sempre dato fiducia. Quell’anno ci siamo divertiti, perché io sono stato il capocannoniere del campionato e la squadra ha raggiunto l’Europa League. E’ stata un’annata fantastica.
Mister Inzaghi è stato capace di farmi ritrovare la fiducia in me stesso, di farmi essere protagonista nella società, nella città più importante d’Italia. Gli sarò sempre grato.
Dortmund? Era difficile vivere, per me. Perché ero da solo e non capivo la lingua, ero in difficoltà. Per fortuna in campo c’era l’interprete che stava sempre con me e quando l’allenatore parlava e non capivo spiegava un po’ di situazioni. Però poi fuori dal campo era tutto molto complicato.
I giornali tedeschi mi criticavano? Non lo so perché, non l’ho mai capito sinceramente. Secondo me era una questione pregiudiziale perché da subito hanno pubblicato degli articoli in cui dicevano “Il Bayern Monaco compra dal Real Madrid e invece il Borussia Dortmund dal Torino”. Non gli sono mai stato simpatico. Forse ce l’hanno con gli italiani dal Mondiale del 2006…
A Siviglia mi trovavo bene. Rispetto a Dortmund era una bella città, la gente era caliente, un po’ come al sud da noi. Avevamo trovato una bella casa e stavamo molto bene. Alla fine ho solo chiesto di poter andare via, perché lì non mi sentivo tecnicamente a mio agio. La mia forza è stata quella di poter dire: non piaccio a Emery? Mi metto l’anima in pace tanto non è che lui allena tutte le squadre. Ci sarà un altro allenatore a cui piaccio. Infatti è arrivato Inzaghi e ha risolto tutto.
Zeman? Ci siamo trovati molto bene. Anche fuori dal campo: un maestro di vita molto simpatico, molto alla mano, diverso da come si vede in tv.
Obiettivi della Lazio? Stiamo disputando un campionato di vertice. Adesso non ci possiamo più nascondere, stiamo facendo un campionato importante quindi dobbiamo proseguire, non dobbiamo perdere il passo con quelle avanti. Sicuramente non saremo al livello della Juve e del Napoli, però passo dopo passo, cerchiamo di avvicinarci…”
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