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Imbriani, segna tra le nuvole

Ieri ultimo saluto all'ex attaccante a Benevento

Sul campo come nella vita, la legge di Rocco non sbaglia mai, certamente non nel caso di Carmelo Imbriani. Quello che fai sul campo, diceva il El Paròn, è quello che sei e lui, l’ex attaccante del Napoli ed ex allenatore del Benevento, una volta smessi gli scarpini e lasciato lo stadio, era lo stesso ragazzo leale, coraggioso e generoso che impersava sulla fascia con la maglia numero sette. Un ragazzo a cui la gente ha sempre voluto bene, ovunque la sua parabola di calciatore e poi di allenatore l’abbia portato. La partita più importante Imbriani l’ha giocata a modo suo, con coraggio e lealtà, senza mai tirarsi indietro. Dall’altra parte ha trovato un male subdolo che gli è andato addosso come il più vigliacco degli stopper, a piedi uniti, continuando a colpirlo anche quando era già a terra. «Io non ho mollato» , è questo il suo ultimo messaggio trasmesso ieri dalla famiglia. Sì, Imbriani ha lottato sino alla fine, anche se la partita della vita era ormai segnata: il suo cuore ieri mattina ha cessato di battere poco prima delle 7. La notizia, questa volta purtroppo vera, ha sconvolto i tifosi di tutta Italia che nelle ultime settimane si erano stretti intorno a Carmelo e alla sua famiglia.

LA BATTAGLIA – Imbriani si è spento nel reparto di ematologia dell’ospedale “Silvestrini” di Perugia, dove è stato in cura dalla scorsa estate per un linfoma di Hodgkin rivelatosi più aggressivo di quanto i medici immaginassero. L’ex attaccante azzurro aveva scoperto per caso di essere malato durante il ritiro precampionato del Benevento – l’anno scorso fu promosso in corsa dalle giovanili alla prima squadra – sul Lago Ampollino, in Calabria. I primi sintomi facevano pensare a una broncopolmonite, Imbriani fu trasportato d’urgenza a Benevento dove, però, gli venne diagnosticato il linfoma. Il primo ciclo di chemio sembrava aver fermato il male, Carmelo a ottobre stava meglio, era tornato anche a far visita alla squadra, immaginava di andare in panchina prima di Natale. Invece no: serve un altro ciclo di terapia, quello più pesante, che alla lunga sembrava aver dato risultati. I medici lavoravano per il trapianto di midollo, non c’è stato più tempo. 
LA SOLIDARIETA’ – In queste settimane Imbriani aveva ricevuto la solidarietà dei tanti calciatori incontrati in carriera e di campioni come Hamsik, Cavani, Totti e Zanetti. Il popolo del web s’era mobilitato, #ImbrianiNonMollare era l’hashtag per twittargli tutto l’affetto possibile, era lo slogan da portare in campo su t-shirt e striscioni, il ritornello intonato dal San Paolo di Napoli e dal “Vigorito” di Benevento, le sue città, le sue squadre che domani scenderanno in campo con il lutto al braccio. Tanti i messaggi di cordoglio da parte di società di A, B e Lega Pro. Benevento l’ha salutato ieri sera per l’ultima volta, con una cerimonia toccante e un ultimo giro di campo nel suo stadio. Oggi i funerali saranno celebrati a San Giovanni di Ceppaloni, il paese natale, in forma privata. 
L’EREDITA’ – Intorno a sé Imbriani ha avuto sempre la sua famiglia, una famiglia straordinaria che ha dato grande prova di coraggio e fede, sperando fino all’ultimo in un miracolo. E ieri la famiglia Imbriani ha trasmesso ai tifosi il suo ultimo assist: non fiori ma offerte all’associazione Chianelli di Perugia che offre assistenza alle famiglie dei malati. Imbriani, che domenica aveva compiuto 37 anni, lascia la moglie Valeria e due figli. Sfogliando almanacchi, i piccoli Sofia e Fernando impareranno a memoria le squadre in cui il papà ha giocato e su internet rivedranno i suoi gol più belli, quello all’Inter e quello al Brescia con la maglia “10” di Maradona, quello che regalò al Benevento un derby ad Avellino, segnato con la sua numero “7”. E tutti, ex compagni e tifosi, diranno loro che il papà era un calciatore talentuoso, un allenatore coraggioso, un ragazzo perbene. Ciao Carmelo, ora disegna il tuo calcio tra le nuvole. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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