Via Pigna. Casa Caporaso è un piccolo appartamento soppalcato dalle pareti giallo paglierino. I padroni di casa sono Valerio, autista dell’Anm, e Stefania. Accanto a loro la piccola Sofia, 5 anni, recita a memoria la formazione azzurra. Alle 14,45 spariscono gli ultimi residui di linguine con lupini, frittura di paranza e parmigiana di zucchine. Mentre Stefania rassetta la cucina, Valerio si posiziona sul divano bordeaux davanti alla tv. Il volume, per scaramanzia, è fisso sul 22. Al gol di Cavani scatta in piedi con le braccia verso l’alto e urla un «sì» che contiene almeno un chilo di gioia. Racconta che la passione per il Napoli l’ha ereditata dalla madre Anna, unica amante del calcio in famiglia. «Tifo Napoli perché amo la mia città – dice –i colori, la storia». Alla fine del primo tempo arriva la telefonata del cugino Dario. È un rito che va avanti da anni, e che si ripete a fine partita. Nel secondo tempo l’atmosfera è sonnacchiosa, fino al pareggio del Toro. A casa Caporaso cala il silenzio. Al fischio finale squilla di nuovo il telefono: è la mamma di Valerio. Non guarda la partita perché le viene l’ansia,ma pretende che il figlio poi gliela racconti. «Abbiamo pareggiato,mamma – Valerio è affranto –è come se avessimo perso». Piove tristezza, anche fuori dalla finestra.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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