Seduti in un pub del Vomero, seduti si fa per dire. Siamo in trenta, quasi tutti abbonati azzurri che hanno deciso di non andare allo stadio per il caro biglietti di tribune e distinti. C’è Pasquale, napoletano trapiantato a Campegine, che ha percorso 700 km per venire nella sua città e guardare la partita qui, pur di stare con noi. Ci sono Gianluigi, da Sorrento; Michele, da Nola; Antonio, da Salerno. La sentite la nostra sofferenza, sì? L’unica cosa che ci fa stare bene è essere tutti insieme, uniti, proprio come la nostra squadra, laggiù. Mentre fioccano patatine fritte, birra e panini, mentre ci abbracciamo raccontandoci le novità, ci brillano gli occhi. Vincete per noi, ragazzi, fate in modo che il nostro sacrificio sia servito a qualcosa, fate in modo che quelli che hanno scelto di essere lì urlino ed esultino anche per noi. Perché siamo ad un passo dalla storia, perché questa partita è la partita, perché dopo ventun anni ci siamo vicini così. Io adoro il blues, ne faccio uno stile di vita, ma stavolta noi siamo una bolgia infernale, siamo fiamme allo stato puro, il vulcano che sovrasta la città. Siamo noi, un’intera città, uno stato d’animo. L’ha detto anche Villas-Boas, ma noi, noi lo sapevamo già. Noi esplodiamo. Per tre volte. E non lo dimenticheremo mai più.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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