Ilaria Puglia per “Il Mattino”
” Al secondo piano di un condominio immerso in un parco a due passi dal San Paolo, Matteo, cinquatasei anni, bassino e iperattivo, che quando parla mette in fila trecento parole al secondo, ospita a pranzo tutta la famiglia. Sono in dieci. Ha cucinato la suocera, nonna Maria, settantotto anni: paccheri con carne alla genovese, salsicce al forno con patate (per chi le vuole, altrimenti si conservano per il posticipo serale), crocchè, supplì di riso e melanzane a funghetti. Il tutto innaffiato da vino rosso di Montemarano, provincia di Avellino.
«Nonna, dove gioca oggi il Napoli?» chiede il cognato di Matteo, Vincenzo, capelli brizzolati e occhi buoni. È un rito imprescindibile. Maria si ferma un attimo ad ascoltare i suoni fuori: «Gioca fuori casa, non sento l’elicottero che sorvola lo stadio» esclama sorridendo.
Il tempo di tuffarsi nel menu ricchissimo e Vincenzo abbandona il campo. Torna a casa sua, al terzo piano. Pare che la sua presenza in casa di Matteo durante la partita non porti bene, così è destinato, da sempre, alla visione della partita in solitaria. Sanno già tutti che, se il Napoli segnerà, Vincenzo inizierà a saltare in corrispondenza del salotto occupato dai familiari. Ogni tanto qualcuno sale a chiedergli se ha bisogno di qualcosa, ma lui, per scaramanzia, guarda dallo spioncino e non apre a nessuno, neppure alla dolcissima moglie Patrizia.
Nel palazzo aleggia un’atmosfera assonnata, come quella che si respira a Catania. Non un suono dalla famiglia al primo piano, i cui tre figli in genere esultano per tutti i gol della serie A, per motivi di «bolletta».
Il pareggio smorza gli entusiasmi di tutti. Vincenzo scende a casa del cognato con l’intenzione di gustare almeno il gelato e il caffè, ma trova la tavola sparecchiata. Oggi si resta tutti a bocca asciutta.”
La Redazione
P.S.
