“Una vita passata perennemente in trincea, tra nemici, da straniero in patria. Mal visto, zittito sin da piccolo, allo stadio e fuori. Una vita di polemiche e mortificazioni, ma vissuta con orgoglio. È così che descrive i suoi primi quarant’anni Cesare Caccavello, napoletano, tifoso del Cagliari e, come se non bastasse, simpatizzante, in seconda battuta, per la Juventus.
Ventidue anni fa, Cesare ha incontrato Annarita, tifosa del Napoli. Lei lo ha accolto nel suo cuore, nonostante l’enorme ”difetto” calcistico e l’opposizione del fratello che non faceva che ripeterle: «Ma tra tanti napoletani, proprio tifoso del Cagliari te lo dovevi scegliere?». Ma dall’unione azzurra e rosso-blu sono nati Roberta e Sergio. La prima, 10 anni, è diventata tifosa juventina. Sergio, 6 anni, propende per i colori del padre.
Cesare racconta di aver iniziato a seguire il calcio quando esistevano solo Novantesimo Minuto e i giornali: «Mi innamorai subito di questa squadra che aveva vinto lo scudetto, che aveva giocatori in Nazionale e che vinceva sempre». Erano i tempi di Gigi Riva. Da allora ha seguito i rosso-blu anche in serie C: «Ho combattuto contro tutte le tifoserie e con i miei anatemi le ho colte tutte».
Annarita lo ascolta sollevando ogni tanto gli occhi al cielo, rassegnata. E Cesare continua. Racconta di non avere un cattivo rapporto con il Napoli, ma con i suoi tifosi: «Con loro non si può parlare, sono accecati, non sono obiettivi». Per sconfiggere il Napoli si affida alla dialettica: «Siamo stati fondati prima del Napoli, abbiamo vinto il campionato prima del Napoli, abbiamo avuto giocatori in Nazionale prima del Napoli, siamo persino andati in serie C, prima del Napoli. Solo una cosa noi non abbiamo avuto e il Napoli sì: il fallimento. Noi i libri in Tribunale, finora, non li abbiamo mai portati” dice orgoglioso.
In famiglia è trattato come un paria. La mite Annarita sopporta in silenzio l’estro calcistico del marito. Quando Napoli e Cagliari giocano contro, lei ripete zitta zitta «Forza Napoli» per buon augurio «e gufo, gufo tutto il tempo».
Poi all’improvviso Cesare diventa pallido pallido e china la testa. È quando gli torna in mente il 10 novembre 2010, Cagliari-Napoli 0-1, gol di Lavezzi al 49° del secondo tempo. «Una delle giornate peggiori della mia vita – racconta – Stavo male, volevo morire». Giura che se lunedì il Cagliari vince esporrà la bandiera fuori al balcone. E se perde? «Speriamo di no. Devo andare a lavorare, il giorno dopo, sai che sfottò!»“.
Ilaria Puglia per “Il Mattino”
La Redazione
P.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro