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Il viaggio di ritorno è un misto tra rabbia e delusione

Nessuno degli azzurri è riuscito a prendere sonno, dopo la delusione londinese

I sogni muoiono pure al tramonto, porca miseria, e poi s’incamminano nelle tenebre, sfuggendo e anzi deflagrando, trasformandosi in un terribile flash-back che sa d’incubo a cielo aperto. Le favole esistono, eh sì, e per renderle dolci, persino umane, non cartoon per bambini ma romanzi per uomini veri, l’hanno scritto su lenzuola stese poi all’alba di Capodichino e di Castelvolturno: ma ora, su quel volo AZ 8048 che riconduce a casa, tra le seggiole disperatamente vuote d’emozioni, compaiono solo lupi e orchi e i perfidi replay della memoria che lasciano tracce ben dentro l’anima.

«NON DORMO» – Bye bye Champions, è stato bello, persino bellissimo: ma ciò che resta d’una serata terrificante è l’adrenalina che pompa l’ira e trasforma il rientro in un calvario, spalancando gli occhi di Paolo Cannavaro nella incontrastabile malinconia che sa di disperazione, un lamento della coscienza racchiuso nell’insonnia. «Io non dormo, non riesco a dormire e non ne ho voglia». Il silenzio surreale di quell’involucro che trascina l’amarezza da Londra a Napoli è il compagno di viaggio con cui sfidare la solitudine canaglia e, caspita, è vero, non vola una mosca e non s’ode un alito, non si scorgono cuffiette, non c’è desiderio né di musica, né di computer, men che meno di mandar già qualcosa da mangiare.

«MA GUARDA» – Le tre e dieci quando Gatwick resta un puntino, un neo, della propria esistenza, con quel concentrato di rabbia che monta e ingrossa il Napoli stravolto dalla fatica e dallo choc, dall’indigesto sviluppo d’un match ora illegibile: cos’è successo, com’è successo, perché è successo? E a quelle domande, infide e subdole, maligne e anche un po’ selvagge, che sorgono spontanee, c’è una riposta per chiunque la voglia, per Mazzarri e per il suo vice Frustalupi, per Pondrelli, il preparatore atletico, ma pure per Cavani, che decidere di starsene sveglio a rivedere le streghe di Chelsea-Napoli e stavolta per rimettere a fuoco ogni dettaglio sfuggito dal campo e magari scuotersi dall’apatia che l’ha contagiato, che lo domina, che va scacciata perché adesso ci saranno l’Udinese ed il Siena, la corsa al terzo posto e la rincorsa alla finale di coppa Italia. In video veritas, chissà: però, intanto, le immagini scorrono alle prime file ed il Matador decide di farsi male da solo, ancora, divorandole tutte, dal primo all’ultimo dei 120 minuti; e con lui, per un po’, resiste persino il Pocho, che ha svestito l’allegria dei suoi momenti migliori, che s’è chiuso nella meditazione e ora sceglie di rivedersi.

«RAGAZZI, PARLIAMO» – Domani è un altro giorno, così dicono: e in quel nulla penumatico ch’è diventato un inanimato aereo, la luce fioca che restituisce energia è un accenno al futuro da costruirsi da sé, superando le macerie psicologiche di Londra, ricostruendosi lentamente e dialetticamente, discutendo, dialogando, lasciando accomodare prima Britos e poi Fernandez al fianco di Mazzarri, in un colloquio che sembra voglia strappare dall’oblò il poster di Stamford Bridge e disegnare il sole.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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